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Agricoltura e immigrazione a Terra Madre

Elena Bottari Ottobre 25, 2012

Siamo state a Terra Madre e, come immaginavamo, è davvero un popolo quello si ritrova al Lingotto di Torino. Persone di tutto il mondo, aldiquà e aldilà dei banconi, entusiaste di raccontarsi, di ascoltare, di assaggiare, di imparare!

Quanti sorrisi, dalle donne del Mali ai rappresentanti di Slow Food Australia, dai coltivatori di tuberi in Nuova Caledonia ai produttori di zafferano del Marocco!
Siamo state agli eventi per i bambini e non vediamo l’ora di raccontare, ma la discussione più urgente a cui abbiamo assistito è stata la conferenza Agricoltura e immigrazione, moderata da Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Campania.

E’ stata un’occasione unica per avere tanti punti di vista sul tema del cibo e dello sfruttamento che spesso c’è dietro. Testimonianze dirette, riflessioni giuridiche, riflessioni su economia mafiosa e “legale”, racconti su come i diritti degli immigrati siano la cartina dal tornasole della salute di un paese che voglia dirsi democratico, confluiscono tutti in una questione fondamentale: fare la spesa è un atto politico. Acquistando il nostro cibo possiamo scegliere che sia etico, possiamo boicottare i sistemi di sfruttamento e schiavitù che vessano i braccianti agricoli.

Difendendo i diritti degli immigrati, possiamo difendere anche i nostri perché, come ha giustamente notato Cecilia Strada, quello dei diritti è un piano inclinato, se le tutele cominciano a rotolare via per una categoria, presto spariranno anche per le altre.

Bisogna essere disposti a fare la spesa con attenzione, magari tramite gruppi di acquisto o comprando direttamente da produttori corretti. Bisogna magari tornare ad essere produttori o co-produttori, essere parte attiva, mentalmente e fattivamente, di questo rito che invece ci vorrebbe passivi.

Il cibo, come Slow Food dice da sempre, non è una merce e nemmeno la forza lavoro lo è.

Ivan Sagnet ha raccontato la propria esperienza come bracciante a Nardò e poi come rappresentante della CGIL. Ha spiegato come sia importante che gli immigrati non vengano isolati nelle campagne, dove vengono resi ancora più ricattabili proprio dal non avere appoggi di nessun genere, ha spiegato come sia fondamentale fornire loro cure mediche, che altrementi vengono loro vendute a caro prezzo o senza alcun criterio medico dai loro stessi aguzzini. Ha spiegato come sia insopportabile pagare 3 euro e 50 per un panino, per lavoratori che guadagnano 1 euro 10 centesimi a cassa di frutta raccolta.

Le persone sfruttate spesso non sono a conoscenza dei propri diritti!

Lorenzo Trucco, Presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, ha spiegato come in Italia ci sia uno spaventoso arretramento rispetto ai diritti e come invece, proprio dagli immigrati, possa ripartire un nuovo corso, più democratico.

Cecilia Strada ha parlato del servizio di assistenza sanitaria che Emergency offre agli immigrati nelle città e nelle campagne, attraverso pullman gran turismo che permettono di curare immigrati che non ricorrono agli ospedali perché lontani e per paura di essere reclusi in centri per immigrati. Ci ha raccontato come la nostra mancata difesa dei diritti degli altri in passato, si stia ora trasformando in un peggioramento dei diritti di tutti.

Giuseppe Pugliese, dell’ associazione Africalabria, Equosud, ci ha parlato di un’alternativa possibile.

E il comitato antirazzista di Saluzzo ci ha ricordato come, proprio in Piemonte, anche senza caporalato, esistano condizioni di vita disumane per gli immigrati

 

Il succo di tutto ciò, è che il cibo ha un giusto prezzo, che comprende anche un giusto trattamento per chi lo produce. Ci ricorda che il made in Italy, se è davvero un fiore all’occhiello del gusto, deve diventarlo anche nel campo dell’umanità.

Tu coltivi un orto? Aderisci ad un Gas (gruppo di acquisto)? Ci puoi parlare della tua esperienza?

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