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Debito pubblico, debito implicito e spread

Elena Bottari Febbraio 17, 2017

Ogni bambino che nasce oggi ha sul groppone un debito di 35.000 euro, a tanto ammonta la quota che ogni cittadino dovrebbe sborsare per ripianare il devastante debito pubblico italiano stimato attorno ai 2.200 miliardi di euro circa.

Monete, banconote, depositi, prestiti, titoli di Stato e debito della pubblica amministrazione (Regioni, Province e Comuni) compongono il debito pubblico. Esiste un debito interno, contratto con investitori italiani e un debito estero contratto con soggetti stranieri. Si dice che il debito pubblico italiano sia relativamente grave perché in gran parte posseduto da italiani ma sempre di debito si tratta, con tutti i fattori depressivi che comporta in un quadro economico generale non florido.

Può capitare di confondere il debito pubblico con il deficit ma si tratta di due concetti diversi. Il deficit, o disavanzo pubblico, si verifica quando le uscite dello Stato durante un intero esercizio finanziario  (1 gennaio-31 dicembre) superano le entrate.

Debito pubblico o debito esplicito.

Un debito cospicuo può essere sostenibile se anche il PIL è alto, non lo è se invece il PIL è basso e se lo Stato aumenta la pressione fiscale deprimendo ancora di più l’economia. Il debito pubblico va valutato anche in rapporto ai tassi di interesse dei propri titoli. Più uno Stato è indebitato, più titoli emette, più è costretto ad aumentare i tassi per invogliare i compratori che non si fidano troppo della sua capacità di onorare gli impegni verso gli investitori.

Una situazione di PIL basso, ovvero di ridotta capacità di produzione e di crescita, non può infatti che scoraggiare gli acquirenti. Lo Stato dovrà quindi restituire il capitale con un interesse allettante per i compratori altrementi tiepidi di fronte al ranking basso accordato all’Italia (il ranking è il voto emesso da apposite società sulla solidità finanziaria dello Stato e sulla sua capacità di onorare gli impegni finanziari).

Debito implicito

Oltre al debito pubblico tout-court bisognerebbe non perdere mai di vista il debito implicito, recentemente citato da Tito Boeri a proposito delle pensioni. Il debito pubblico implicito tiene conto degli impegni presi dallo Stato riguardo a prestazioni previdenziali, sanitarie e assistenziali nell’ipotesi che la legislazione in materia non cambi in futuro. Anticipare l’età pensionabile nell’imminenza del pensionamento di persone nate in una fase di picco demografico, ovvero in anni in cui sono nati moltissimi bambini, aggraverebbe di molto il bilancio statale. Togliere a tutti l’obbligo dei ticket sanitari, che sono un modo per far partecipare in piccola parte i cittadini alle spese per la salute, significherebbe probabilmente il tracollo di tutte le Asl. Allo stesso modo però, riforme intelligenti che aumentino la partecipazione alla spesa in modo proporzionato al reddito e che siano capaci di risanare i conti nel medio e lungo termine, abbasserebbero il debito complessivo dello Stato, risultante dalla somma di debito esplicito e debito implicito.

Spread

Si torna a parlare ciclicamente di spread, ma che cos’è? Lo spread indica in senso ampio un differenziale, un divario tra due dimensioni a confronto. In finanza si intende per spread la differenza tra due rendimenti, in particolare la differenza dei tassi d’interesse tra i nostri Bond a scadenza decennale e i Bund decennali tedeschi. Se lo spread dei nostri titoli rispetto a quelli tedeschi aumenta, significa che i nostri titoli perdono di credibilità e lo Stato deve compensare il rischio di insolvibilità offrendo interessi maggiori per attirare compratori. Più i conti dello Stato sono fuori controllo, più aumenta il debito, più lo Stato deve finanziarlo e quindi destinare al pagamento degli interessi risorse che potrebbe investire in sviluppo.

Come diminuire il debito pubblico?

Non esiste una formula sola che risolva tutto. Ecco alcune tra le proposte fino ad ora avanzate che lo Stato potrebbe intraprendere, non per forza tutte assieme, per rendere meno schiacciante il peso del nostro debito pubblico.

  • Crescita e modernizzazione
  • Lotta all’evasione
  • Riduzione dei costi di difesa e amministrazione
  • Tassazione dei redditi da capitale
  • Privatizzazione delle municipalizzate e del patrimonio dello Stato
  • Imposta patrimoniale

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