Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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L’amicizia nei bambini

Elena Bottari Aprile 4, 2013

Spesso si parla dell’amicizia più o meno verso l’adolescenza, come se nelle precedenti fasi di sviluppo i rapporti amicali non avessero importanza, ma non è proprio così.

Prima della fatidica tappa adolescenziale queste relazioni sono mediate dagli adulti perché i bambini non hanno la possibilità di gestire da soli gli incontri, ma l’amicizia tra bambini esiste e ha importanti funzioni per lo sviluppo psico-socio-relazionale.

L’amicizia è una relazione caratterizzata da una rilevante carica emotiva, è un rapporto alla pari che non prevede l’esclusività e che origina da un atto volontario.

Per i bambini svolge diverse funzioni, quali il divertimento, la conoscenza di sé e dell’altro, l’alternanza dei ruoli, la condivisione, l’accettazione e il rifiuto, il sostegno emotivo.

Ricerche (Anna Freud in primis) dimostrano che, in condizioni particolari, già verso i due anni alcune coppie di bambini preferiscono la reciproca compagnia piuttosto che quella di altri bambini e dimostrano tristezza quando vengono separati. Non a caso si dice che “l’uomo è un animale sociale” (Aristotele, IV sec. a. C.,  Politica).

Le tappe

Ë Per molti bambini è la frequentazione della scuola dell’infanzia a sancire la data della prima vera amicizia, emerge la figura dell’amico del cuore, si condividono i segreti e le antipatie prima ancora delle simpatie. Questo fenomeno rappresenta in realtà un primo svelamento dei propri sentimenti, ma anche la necessità del confronto con gli altri del proprio modo di pensare e di vedere il mondo. Da qui, successivamente, scaturiranno la solidarietà, la comprensione dei bisogni, la conciliazione, così come i sentimenti opposti. E’ sempre in questo periodo che diventa evidente il legame tra l’adattamento positivo alla scuola e l’avere amicizie, infatti maggiori saranno le interazioni positive con i compagni maggiore sarà la disponibilità a frequentare l’asilo.

Il passaggio alla scuola di educazione primaria diventa una nuova palestra per nuove amicizie, nel frattempo le esigenze dei bambini sono cambiate, il gioco è sempre molto importante ma emerge la confidenza, il raccontarsi, la condivisione dei segreti. L’intimità è maggiore, gli amici quasi sempre dello stesso sesso, iniziano a diventare esclusivi, nasce l’amico del cuore.

Negli anni successivi alla figura dell’amico si affianca quella  del gruppo dei pari che per diversi anni diventerà il punto di riferimento degli adolescenti.

Sempre più spesso i genitori tendono a sostituirsi all’amico e non è raro sentire dire “abbiamo un bellissimo rapporto, siamo amici”, questo atteggiamento non è privo di conseguenze ed è importante tenere i ruoli separati. I bambini, così come i ragazzi, hanno bisogno di trovare nei genitori una guida mentre gli amici li trovano fuori casa. Tra le figure genitoriali e quelle amicali, ruoli, funzioni, simmetrie, caratteristiche e, soprattutto, finalità sono totalmente diversi.

Altrettanto spesso i genitori hanno la tendenza ad intromettersi nelle litigate dimenticando che i bambini hanno il diritto di farlo e hanno la necessità di “misurarsi” tra loro. Quindi l’intervento degli adulti è necessario se le cose trascendono, se ci sono problemi di bullismo e prevaricazioni, ma è importante che restino fuori dalle questioni ordinarie come giocattoli rotti, prese in giro e segreti svelati. Quello che è importante è accogliere il racconto del bambino lasciando che esprima le emozioni che ha provato, ma la decisione finale “lo faccio ancora amico” versus “non è più mio amico” sarà sua.

Le funzioni latenti sono sempre molto difficili da identificare ma ci sono anche nella manifestazione del litigio.

Alcune delle cose che si possono imparare da una litigata:

  • sopportare il conflitto
  • comprendere che il conflitto non è sempre negativo né, tantomeno, distruttivo
  • conoscere la propria aggressività
  • confrontarsi con le idee altrui
  • definire delle regole e condividerle
  • approcciarsi alla competizione e alla valutazione
  • empatizzare ovvero mettersi nei panni degli altri 

Frequenti ancora i tuoi amici d’infanzia o di adolescenza?

Articolo di Flavia Cavalero

La foto è di State Library of New South Wales collection

 

 

 

 

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