Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Perché andare a scuola?

Elena Bottari Luglio 25, 2019

La scuola immaginata dalle direttive europee e dai documenti dell’Ocse è molto simile ad un laboratorio in cui studenti e insegnanti siano disposti a mettersi continuamente in gioco per favorire l’applicazione delle conoscenze in situazioni-problema tali da formare i giovanissimi ai requisiti di cittadinanza attiva e di applicazione creativa di schemi mentali aggiornati secondo le esigenze via via proposte dalla realtà. Inclusione, capacità di comunicare e di lavorare insieme in modo interattivo, con un continuo aggiornamento di strategie e di obiettivi in un’ottica di sistema, sono i capisaldi a cui la programmazione didattica dovrebbe fare riferimento. I traguardi di competenza, l’impegno, la sfera affettiva, la sfera cognitiva e quella metacognitiva assumono la massima rilevanza nella nuova logica, non solo quantitativa, che informa la scuola di oggi.

Quindi, perché andare a scuola?

  • Influisce positivamente sulla crescita delle abilità cognitive
  • Attiva processi evolutivi che si manifestano solo in una comunità
  • Affina e permette di mettere in pratica strategie cognitive, metacognitive e motivazionali
  • Affina lo spirito critico e la capacità di decentrarsi a favore del punto di vista altrui, senza perdere il proprio ma con capacità di mediazione e di democrazia in atto
  • Attua la co-costruzione del sapere come cultura condivisa e continuamente rinnovata
  • Insegna a collaborare e a condividere la responsabilità
  • Offre la possibilità di sviluppare abilità cognitive superiori
  • Quando è vissuta come esperienza significativa, permette di integrare le preconoscenze con le nuove, in modo superiore e di accedere a nuove competenze
  • Integra essere, saper essere, saper fare con il sapere per agire
  • Allena alla multidisciplinarietà e alla creazione di collegamenti

Quando l’istituzione scolastica abbraccia il pensiero riflessivo oltre che quello paradigmatico, quando sa valorizzare i processi oltre che i risultati offrendo ascolto, flessibilità, didattica illuminata e un contesto socioculturale ricco di spunti e di valori condivisi, andare a scuola offre opportunità rare da trovare altrove, nonostante le ottime fonti alternative di conoscenza ormai a portata di un click che però necessitano di competenze superiori per essere selezionate e organizzate in un valido percorso di autoformazione.

La scuola dovrebbe insegnare ad apprendere e dovrebbe addestrare su cosa fare quando non si sa che cosa fare e i modelli mentali esistenti non forniscono punti di riferimento esaustivi ma necessitano di essere adeguati e ristrutturati. Formazione permanente, società della comunicazione, globalizzazione, cittadinanza consapevole, società conoscitiva, sviluppo sostenibile, democrazia e collaborazione sono alcune delle idee che guidano questa concezione del sistema scolastico che, pur apparendo rivoluzionario agli adulti, non perde aspetti tradizionali quali l’asimmetria di potere nella relazione tra docenti e studenti. Quel che cambia radicalmente è la richiesta di un’attivazione da parte di tutti all’autovalutazione e alla co-responsabilità nella messa a frutto di metodologie (tra cui la tanto rimpianta – non dai ragazzi- tradizionale lezione frontale) e strategie che favoriscano la capacità di usare i saperi che perdono il carattere inerte e astratto che li caratterizzava in passato, quando non esistevano test standard somministrati periodicamente e una valutazione assai soggettiva veniva ottenuta da test molto strutturati in una logica “teach to test” che la moderna didattica taccia di controproducente meccanicismo.

I testi Invalsi, i test Pisa, i progetti Timms e Pirls di cui si parla spesso con un certo scandalo, come se non sapessimo in che condizioni di povertà educativa versi il paese, non esistevano quando gli adulti di oggi andavano a scuola (quelli, per inciso, che non leggono nemmeno un libro all’anno). Infinito è l’elenco del potenziamento che servirebbe ad un sistema scolastico che fa molto ma non fa miracoli! Non dimentichiamo di farci una piccola analisi di coscienza anche noi adulti che, proprio come i bambini e i ragazzi, siamo chiamati a istruirci lungo l’intero ciclo della vita perché l’apprendimento aiuta a dare senso al mondo. Come adulti abbiamo il dovere di rispondere alla domanda Perché si va a scuola? con risposte diverse dalla necessità di avere un pezzo di carta in tasca. Una tale risposta banalizza e vanifica il senso di una delle funzioni più importanti per lo sviluppo dell’individuo, la capacità di apprendere.

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La foto è di  beeldbank.nationaalarchief.nl/na:col1:dat294367 via Flickr

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