Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Pillola del giorno dopo, 194 e diritti ostacolati

Elena Bottari Gennaio 28, 2013

Riflessioni sull’obiezione di coscienza partendo dai fatti

Qualche tempo fa, sul Venerdì di Repubblica, è uscito un articolo interessante per chiarirsi le idee sulla sanità di oggi e su come le donne possano trovarci talvolta più ostacoli che aiuto. Si tratta di “Fronte del parto” di Elasti, autrice anche del blog Non solo mamma.

Te lo riproponiamo volentieri perché offre il punto di vista di una giovane donna che vuole diventare una brava ginecologa. Marta sceglie di consentire l’esercizio della legge 194, contrariamente a ciò che fanno i colleghi obiettori che, in alcuni zone, sono la quasi totalità del personale.

Alcuni brani meritano di essere citati:

Una sera è arrivata una studentessa, con il suo ragazzo. “Posso avere la pillola del giorno dopo?”. “Io non posso prescrivertela. Fammi chiamare in reparto un collega non obiettore che può farti la ricetta”, ha risposto il medico di guardia. Perché i medici obiettori non prescrivono la pillola del giorno dopo, non fanno interruzioni volontarie di gravidanza, non assecondano le tecniche di procreazione medico-assistita, però possono alzare il telefono e trovare rapidamente qualcuno disponibile a fare quello che prevede la legge, al posto loro.

Marta, probabilmente, non si specializzerà in Italia, perché dopo , una volta finito il percorso di studi, “per un ginecologo non obiettore le possibilità di carriera sono limitate. Perché vorrei diventare chirurgo e in Italia, -me lo hanno già detto i miei professori- per una donna è difficilissimo, a meno di non sacrificare tutto il resto sull’altare del lavoro”

La pillola del giorno dopo dovrebbe essere facilmente accessibile e si dovrebbe poter parlare chiaramente di aborto negli ospedali, senza andare a mendicare un servizio che la legge sancisce. Gli obiettori di coscienza in tutti gli altri campi sono chiamati ad un lavoro alternativo, perché i medici obiettori no?
Citiamo a tal proposito un brano dell’intervista rilasciata da Chiara Lalli al Sole 24 Ore, Salute

Con il passaggio dal paternalismo all’autodeterminazione lo spazio di conflitto tra medico e paziente sta esplodendo. Come giustifichiamo oggi il fatto che le credenze morali e religiose di un medico mi calpestino come persona? Nessuno vuole impedire niente a nessuno sul piano personale. Il problema, di nuovo, è il profilo professionale e pubblico che i ginecologi hanno liberamente scelto. Respiriamo un clima in cui è molto difficile portare avanti argomenti razionali. Quando si invocano i cosiddetti «valori non negoziabili» si chiude la porta a qualsiasi discussione, senza sottrarvisi esplicitamente perché sarebbe troppo impopolare. Come è troppo impopolare attaccare direttamente la 194 o l’autodeterminazione. Quindi si fa finta di rispettarle ma si svuotano dall’interno con strategie subdole.

Le leggi sono giuste ma l’applicazione è scorretta?

Esatto. Si pensi alla contraccezione d’emergenza su cui continuano a obiettare non solo medici ma anche farmacisti, anche se l’Oms ha chiarito che la pillola del giorno dopo «può solo prevenire e non interrompere una gravidanza». Ma se un farmacista può opporsi alla contraccezione d’emergenza perché non potrebbe poi opporsi a un farmaco contro il dolore? Nessuna legge prevede che si possa mancare al proprio dovere professionale. Eppure spesso nessuno protesta. Forse è anche colpa nostra, forse non conosciamo abbastanza i nostri diritti e non sappiamo quando possiamo legittimamente pretendere il servizio che ci viene negato.

Il corpo delle donne non è un campo di battaglia. Il diritto di un essere umano di decidere per sé e per il proprio corpo va tutelato dalle convinzioni altrui. Negare la pillola del giorno dopo ad un ragazza di sedici anni significa condannarla ad un aborto o a una gravidanza indesiderata. A noi sembra una gran brutta mossa da parte del mondo degli adulti che ripete ai ragazzi di parlare, di “aprirsi” ma che, di fronte ad una richiesta di aiuto, preferisce spesso affermare le proprie ragioni a discapito dell’autodeterminazione altrui.

Leggi la nostra riflessione sul senso materno e sulla maternità tra condizionamenti e scelte.

“Fronte del parto”, dal Venerdì di Repubblica dell’8 dicembre, p. 40

“Se l’obiezione di coscienza calpesta i diritti”, Il Sole-24 Ore Sanità del 6-12 marzo 2012

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