Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Vecchie-nuove abitudini utili nella pandemia

Flavia Cavalero Aprile 25, 2020

Negli ultimi decenni il nostro modo di vivere è, piano piano, cambiato e quel ritmo lento, quel
“piano piano”, ha fatto sì che, nel percorso, non ci siamo resi conto di quanto stava avvenendo.
Una tradizione dimenticata, un’abitudine abbandonata, una modalità cambiata e ci siamo ritrovati a
vivere in un modo del tutto nuovo. Si può azzardare a dire che alcune novità abbiano soppiantato le
tradizioni e, in certi casi, è stata una fortuna, mentre in altri un azzardo. Resta il fatto che oggi
dobbiamo fare i conti con ciò che abbiamo stravolto e che, invece, avremmo fatto meglio a
mantenere.

  • Il ricettario di famiglia
  • L’album delle fotografie
  • I vecchi libri
  • I diari
  • La collezione di vini
  • La telefonata settimanale
  • Le visite a casa
  • La capacità manuale
  • La dispensa fornita
  • Saper raccontare le favole
  • Cantare
  • Ascoltare la radio

La tecnologia ci è di grande aiuto, pensate a cosa sarebbero questi giorni se non avessimo gli Smart
phone, i computer e gli ipad. Grazie a questi strumenti comunichiamo e risolviamo problemi,
facciamo acquisti e vendiamo, vediamo persone lontane. Insomma una vera innovazione che ci
viene in soccorso in tempi difficili. Forse abbiamo compreso che non è lo strumento ad essere
buono o cattivo, ma l’uso che ne facciamo.
In molte situazioni è il Web che ci aiuta a bilanciare alcune delle cose che abbiamo perso: le ricette
della nonna, come si fa il bucato, perché è preferibile stirare gli indumenti, come si fa una conserva.
Il web sta, gioco forza, soppiantando la capacità di tramandare le tradizioni di famiglia e sta
cercando di occupare spazi che sono rimasti vuoti… il rischio è un po’ quello che si corre quando si
mangia per cercare di non sentire il buco nello stomaco, senza essersi chiesto che origine abbia
quella sensazione e a cosa ci porti quel comportamento, se lo ripetessimo in continuazione.

In tempi non sospetti mi aveva assalito questo dubbio, quando lessi un articolo che raccontava il
lavoro della doula, una figura assistenziale non medica e non sanitaria che aiuta le donne nel
percorso della gravidanza fino a dopo il parto. Lessi di quanto successo abbia oltre oceano questa
professione e mi chiesi quanto potesse essere importante che anche in Italia questa professione fosse
più conosciuta. Perché forse qualcosa abbiamo perso a partire proprio da lì, dal nostro modo di
essere donne e di sostenere il mondo e questa pandemia ci sta facendo vedere anche quello che è
rimasto indietro e forse quello che è rimasto indietro è il passaggio tra di noi del know how, del
come si fa. La telefonata per sapere “come hai fatto quelle lasagne che abbiamo mangiato da te
l’altra sera? Erano buonissime” è diventato un cercare su Google, si digita “lasagne al forno” e si
può scegliere fra mille ricette. Ma mille ricette non sono e non saranno mai uguali alla
ricetta dell’amica, della nonna o della zia, perché saranno sterili; oltre alla ricetta non ci sarà nulla.
Nessun ricordo di un bel pranzo, nessuna risata perché “il peso non te lo so dire, io vado a occhio …
regolati tu”.

Oggi è la televisione a insegnarci come si lava il frigorifero o il forno, per sapere come si scongela
il freezer guardiamo la tv. Come se dietro di noi ci fosse il vuoto cosmico, come non avessimo mai
assistito nostra madre quando faceva le pulizie di casa.
Cosa è successo? Cosa ne è della memoria storica familiare?
Abbiamo forse creduto che tutto fosse sbagliato, che non fosse abbastanza moderno, che ci fossero
metodi nuovi che andavano meglio. E ci ritroviamo in piena crisi di pandemia a ricordare centinaia
di bottiglie di sugo di pomodoro fatto in casa per l’inverno, vasi di pesche sciroppate, tavolate di
pasta fatta in casa. Ma la nostra memoria storica c’è, bisogna rispolverarla e se non basta, è
sufficiente chiedere, telefonare, farsi aiutare. Come ogni crisi anche questa è un’opportunità.

Se ti va di sperimentare, prova queste ricette:

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