Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Virginia Guerra, una grande tradizione familiare di parto in casa

Elena Bottari Gennaio 15, 2013

Virginia Guerra è un’ostetrica professionista che si occupa di parto a domicilio, di accompagnamento al parto e di post parto. Si è specializzata nelle terapie naturali del dolore e tiene corsi di preparazione per coppie in cui insegna ai futuri genitori tecniche preziose per affrontare l’energia del travaglio. L’acqua è una sua grande amica. Grazie all’elemento acquatico le mamme in attesa sperimentano l’ambiente nel quale anche il feto è immerso. Attraverso il contatto con l’acqua, la comunicazione materno-fetale si acuisce e la mamma può sperimentare un profondo rilassamento, estremamente benefico sia per lei che per il piccolo.

Si può ben dire che Virginia sia “nipote d’arte”! Sua nonna era ostetrica, ha avuto dodici figli. Le sue sei figlie e le donne della sua famiglia hanno partorito in casa con la sua assistenza. C’è quindi un ideale passaggio di consegne, una vera propria eredità di cui Virginia si sente portatrice. E’ così che, nella sua professione di ostetrica, Virginia ha sentito la necessità di avvicinarsi ad una dimensione di nascita più rispettosa dell’intimità e delle esigenze anche emotive delle donne e dei nascituri. Nell’intervista che ha voluto concederci emerge la grande positività e la complicità che contraddistingue il suo lavoro con le mamme che aspettano un bambino e con i futuri padri, bisognosi anch’essi di rassicurazione, contenimento e di fiducia in se stessi.

La gravidanza è un momento di vulnerabilità emotiva che va protetta. La donna ha grande bisogno di cura e di vero e proprio “empowerment”. Un’ostetrica come Virginia svolge un’importante funzione di informazione, sostegno professionale e psicologico ma anche di conoscenza dei propri diritti in quanto a libera scelta e possibilità di pianificare una nascita nel modo che si ritiene più adatto alla propria sensibilità e alle proprie necessità.

La vocazione di Virginia e la sua storia personale

La mia vocazione è nata da ragazza. Mia nonna era ostetrica. La mia infanzia e la mia adolescenza sono piene di racconti di parti. L’ostetricia è sempre stata il mio pane quotidiano. Intorno ai vent’anni pensavo di fare l’assistente sociale e invece ho avuto il pensiero di assistere i bambini nella nascita. Così ho iniziato il mio percorso. Io non ho mai conosciuto mia nonna che è mancata il giorno del mio primo compleanno e a distanza di anni ricordo un sogno molto forte che ho fatto in cui univamo le mani come ad indicare il passaggio di un testimone. Mia nonna ha lavorato sempre in ospedale, però assisteva le sue amiche  e le sue figlie a casa. Le mie zie hanno tutte partorito a casa di mia nonna.

Quanto è stato importante essere una mamma di tre figli e di avere scelto per te il parto in casa?

Per me è stato fondamentale. Il mio primo bambino è nato quando lavoravo in ospedale. Ero a contatto con aspetti professionali molto forti. In realtà mi sono messa in discussione perché mi dicevo che non era possibile che la nascita fosse vissuta in maniera così violenta. Questo mi ha portato a conoscere meglio la fisiologia e a pormi delle domande sulla mia professione. Tutto ciò mi ha spinto verso il parto naturale anche come scelta privata. La mia esperienza personale ha fortificato la mia intuizione e da lì ho iniziato a lavorare anche sulla formazione.

Come hai visto evolvere il parto in casa, dall’inizio ad adesso?

Mi colpisce molto la conoscenza delle madri che si informano e scelgono quello che vogliono, che reputano più importante per sè e per il loro bambino. Mi sento di accompagnarle nel loro bisogno.

La paura del parto

Il dolore in generale è un tabù, quello del parto ancora di più. Cosa ti senti di dire in proposito?

E’ una paura molto forte. Sono donne che spesso hanno un’esperienza di nascita devastante e non bisogna dimenticare la nostra cultura basata sulla delega, sul non sentire, sul non essere. Tutto ciò crea un’instabilità che non fa che esprimere una grande paura. Le donne quando sono informate, cambiano completamente il loro percorso, cambiano completamente la loro scelta finale. Anche chi può desiderare una nascita peridurale, se accompagnata, avrà la possibilità di poter scegliere ancora o di compiere la propria scelta in modo più consapevole.

Riflessioni sul parto

Un po’ nell’idea che tutto debba essere sotto una forma estrema di controllo, che poi non è controllo di benessere. Perché alla fine la conoscenza dei parametri di benessere di un piccolino che sta nascendo non è poi comune tra i professionisti. C’è una grandissima delega a quello che è lo strumento e tutto viene delegato al macchinario. Si è persa una conoscenza personale di strumenti ed elementi,  di segnali che una mamma con il proprio bambino può esprimere. Ma questo perché? Perché è una mamma che non si conosce in gravidanza. Non si conoscono la sua storia, le sue problematiche e le sue risorse. Non si tratta solo di una bambino che nasce, è una trasformazione emotiva. Questo non può che avere un significato nell’esperienza. Quante donne sono seguite durante il parto da personale professionale che le conosce? Io direi pochissime.

Una donna arriva in sala parto a contatto con dei perfetti sconosciuti la cui paura più grande è quella di essere denunciati in caso qualcosa possa non andare bene e questo si associa ad una grande frenesia perché ormai il parto veloce è il parto migliore, il parto più “fisiologico”. In realtà non è così! Sappiamo quanto sia importante il tempo in un percorso, in un’esperienza che è anche emotiva. Se togliamo la conoscenza, se togliamo un sapere, è chiaro che l’assistenza diventa angosciante perché ci si sente insicuri, parlo dal punto di vista dei professionisti, in balia di una possibile complicanza. Il bambino può non star bene, la mamma può non star bene.

La mamma che sta vivendo il travaglio, con i sensi a mille, avverte questa angoscia e questa paura e anche per il piccolo che è completamente in contatto con gli aspetti emotivi dell’ambiente in cui sta nascendo. La mamma avverte la comunicazione non verbale aldilà delle parole. Assistendo a casa, io e le mie colleghe, abbiamo una preparazione prima di ogni nascita. Ci prepariamo ad essere presenti, ad accompagnare anche con una sorta di pulizia perché sappiamo di dover essere lì con una integrità e con una presenza totalmente positiva  per la madre, per il bambino e per il papà. Anche lui va comunque contenuto e sostenuto, anche lui ha bisogno. Quello che mi riprometto sempre di creare, con la mamma che sto seguendo, è un’alleanza basata sulla completa fiducia, un’alleanza basata sui suoi bisogni che vanno tutelati, difesi e che devono poter essere espressi. Ogni volta che questa fiducia si instaura, siamo veramente una corazzata. Entrambe. Per questo, per me, un’assistenza è sempre un grazie reciproco che ci diamo. Io ringrazio sempre di aver potuto vivere quell’esperienza, che è sempre unica. Si crea un rapporto intimo. Per questo è giusto che ogni madre scelga la persona che vada bene a lei, intimamente.

La gestione del dolore

Ritengo che la formazione, nella nostra professione, sia indispensabile. La mia ultima esperienza di formazione, specifica sulla gestione del dolore, l’ho intrapresa per dare alle madri più possibilità per affrontare il dolore in gravidanza. Lavoriamo molto sulla voce, sul rilassamento profondo e anche a livello della medicina tradizionale cinese. Esercitiamo delle pressioni su zone particolari del corpo che sappiamo avere la facoltà di rilasciare endorfine. Lavoriamo sul corpo, sulla consapevolezza e sulle emozioni.

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Articolo di Elena Bottari

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  1. Pingback: Virginia Guerra, videointervista a cura di psicomamme.it

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