Iron Man il fanta-Icaro e la psicanalisi dei supereoi
Elena Bottari Maggio 24, 2013I supereroi sono i miti dei nostri giorni. In albi e celluloide ci fanno sognare, ci mostrano una via, soffrono, perdono, si rialzano, non si rassegnano mai. Che sia Ratman con l’Ombra o Spiderman con Octopus, si tratta sempre di parabole esemplari.
E’ un po’ che ci penso: il vero tema di molti fumetti è il rapporto con i padri. I supereoi sono praticamente tutti maschi e il loro vero obiettivo non è tanto sconfiggere i cattivi quanto non deludere i padri. Bruce Wayne è orfano, Clark Kent è orfano, Peter Parker è orfano. Tutti avevano padri in gamba e tutti combattono il male, soprattutto in se stessi, per dimostrar loro di essere dei bravi ragazzi.
Cresciuti con zie o cameriere dolci e devote, è però sempre uno zio o un maggiordomo a educarli nel ricordo dei padri e nello stare al mondo dalla parte giusta della barricata. Andiamo a Iron man, il genio anarcoide che risolve l’enigma del padre scienziato e salva la terra dagli alieni. Ecco Iron man è Icaro che indossa le ali costruite dal padre, che si avvicina al sole (ad un’altra dimensione piena di mostri volanti ed energumeni) senza bruciarsi. E’ l’uomo che sfida i limiti umani e, grazie all’eredità paterna, concede a sé stesso e al mondo una seconda chance.
Cadere e rialzarsi! Come Ratman quando tutto pesto e sanguinante non cede all’Ombra. Supereoi e psicanalisi, a ben vedere, sono sempre andati d’accordo. MiniVip sdraiato sul lettino dello psicologo la dice lunga 🙂 Lì il problema non è il padre ma il fratello, più bello, più forte. E’ nella ricerca della propria identità che i supereroi annaspano tra una lucertola gigante e un macigno di criptonite, tra la nobiltà della loro figura ieratica che si staglia sull’orizzonte a mantello spiegato e gli sprofondi delle statuette di creta di cane. Come loro anche noi ci arrabattiamo, cadiamo e magari ci rialziamo, sperando che gli avi o gli dei del Valhalla alzino il pollice sulla nostra vita da mini-eroi.