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Come educare nativi digitali creativi, non semplici utilizzatori

Ragazzi programmatori

Come educare nativi digitali creativi che non siano semplici utilizzatori passivi ma che diano vita a nuovi programmi, mettendo del proprio nel mare magnum del codice?

Chi a 10 anni aveva il Commodore 64, negli ormai lontani 80, programmava in Basic. Era come saper parlare elfico con gli elfi, era un esperanto che ti faceva sentire come il protagonista di War games. Si comunicava con Telnet, si giocava e si creava 🙂

I bambini e i ragazzi nativi digitali sanno i segreti del touch screen e forse penseranno di poter fare control zeta nella vita.
Si leggono spesso inviti ad essere digitali, non analogici.
La realtà reale però è analogica. Una cosa dopo l’altra, un posto accanto ad un altro, non compresenti e simultanei (almeno nella nostra percezione, perché lo spaziotempo esiste eccome). Quello che può fare la differenza oggi è dare ai ragazzi gli strumenti per stare dall’altra parte dello schermo.  Dar loro i codici… di programmazione e trasmettere quella curiosità da pionieri che i genitori di adesso forse hanno conosciuto.

Quindi, per sperimentare che, nella vita come nel notepad, un po’ di logica sequenziale non può che fare bene, forniamo loro le basi per poter smanettare in libertà, diventando i Linus Torvald o i Bill Gates della loro epoca.

Per ragazzi più grandi, ci sono tutorial ed esercizi di ogni tipo, spesso con ottimi elenchi di istruzioni (utilissimi bignami) come l’ebook Esercizi di programmazione in C del Politecnico di Torino o l’ebook dell’Università di Pisa per imparare a “scrivere in Python“. Manuali e tutorial per avvicinarsi ai principali linguaggi di programmazione sono disponibili sul sito Manuali.it e on-line ci sono forum e blog utilissimi, gestiti spesso da persone animate da vero spirito di solidarietà 🙂

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La foto è di Tyne & Wear Archives & Museums