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Come sopravvivere ai compiti delle vacanze della prima elementare

Bambino si tuffa nel fiume

In estate, se non si vuole dimenticare tutto quello che si è imparato durante l’anno, tocca fare i compiti delle vacanze (noi siamo in prima elementare). Non è un’insensata tortura, è invece l’unico modo di non vanificare un anno di scuola e si sa, i più bisognosi di ripasso sono spesso quelli che hanno meno voglia di sedersi a leggere, completare, calcolare, colorare.

Gne, gni, sce, sci, che, chi, ghe, ghi tornano ad essere il peggior incubo dei genitori. Qualche decennio dopo l’immersione nella scuola TUTTO RICOMINCIA 🙂

Essere svogliati non significa essere poco intelligenti!! Con gli ossetti più duri serve più pazienza e, a volte, una maggiore dose di polso da parte dei genitori.

I compiti vanno fatti, che si voglia o no, da lì non si scappa e, anche mettendo in atto tutte le soluzioni giocose e divertenti, bisogna impegnarsi.
Per non vanificare la “tortura”, ecco alcune regole che rendono il sacrificio più efficace:

La regola più importante è la dose quotidiana. Fare tutti i compiti alla fine della vacanza può essere un incubo e favorire nei bambini pensieri funesti sull’anno scolastico alle porte. Sei pagine di libro delle vacanze al giorno, negli ultimi giorni, non valgono le care vecchie due pagine al dì, sabato, domenica, ferragosto, con la pioggia o con il vento, nella buona e nella cattiva sorte.

Cosa significa avere polso?
Significa che la fatica e la noia di interrompere un gioco, di smettere di saltare e correre è qualcosa che dobbiamo infliggere, perché non si impara niente senza un minimo di applicazione e di costanza.

Per molti bambini concentrarsi è difficilissimo. Cosa si può fare perché dal concentrazione diventi meno difficile?

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La foto è di Florida Memory via Flickr