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Compliance: quando è difficile seguire le cure prescritte dal medico?

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Quando si parla di compliance si parla di adesione del malato alle prescrizioni mediche, qualche esempio per capirci meglio:

Non è raro, infatti, sentire affermare che la causa sia da imputare a DIMENTICANZE e dintorni “ho perso la ricetta del dottore”, “non mi ricordavo più la posologia” e così via. Tutto ciò, spesso, si può tradurre con il rifiuto della malattia oppure con il rifiuto della cura, due facce di una stessa medaglia.

E’ quindi molto importante, quando si va dal medico, non esitare a chiedere ulteriori spiegazioni se non si ha chiaro quanto ci è stato detto, perché comprendere bene di cosa si tratta è il primo passo per andare verso una buona compliance. Infatti una percentuale di non aderenza ai trattamenti da parte dei pazienti è dovuta al non avere compreso cosa sia quella malattia o in cosa consista la terapia.

Può anche accadere che sia il tipo di farmaco che è stato prescritto a non piacere, ad esempio quando si tratta di iniezioni. Non c’è nulla di cui vergognarsi e si può chiedere al medico un altro tipo di farmaco.

Ma come è già stato accennato qualche riga fa, a volte la questione è più profonda e riguarda un meccanismo inconscio di rifiuto della malattia che induce a non seguire le prescrizioni con conseguenze che possono anche rivelarsi gravi. In questi casi un aiuto psicologico può essere molto utile, specialmente quando l’aiuto avviene attraverso un gruppo che, come teorizzato nel 1970 da Yalom, permette e facilita:

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