Sarà capitato a molti spettatori torinesi di imbattersi in una strana pubblicità. Una signora raccoglie il portafogli caduto ad un ragazzo appena salito sul tram, vicino alla Gran Madre. Lo spot non chiarisce di cosa esattamente si occupi l’associazione, la comunicazione resta vaga. Ma? Si può donare il 5X1000, si capisce che dietro c’è del volontariato. Come comunicare un’attività meritoria quanto delicata come le cure palliative? Ci ha pensato Alfredo Cornaglia a dare risalto alle attività della Fondazione Faro. Da radiologo ben consapevole del valore sociale di questa ormai più che trentennale Onlus, le ha lasciato 24 milioni di euro in eredità per “sostenere le attività di assistenza ai malati terminali e ai loro parenti, o per creare un nuovo hospice, oppure per ampliare quello già esistente nell’ospedale San Vito”.
I malati oncologici e le loro famiglie sanno molto bene cosa sia la Fondazione Faro, vero e proprio pilastro delle cure palliative a Torino che entra in gioco quando i reparti di oncologia non possono più offrire aiuto e permette di scegliere tra cure domiciliari e ricovero in hospice. Nel primo caso le procedure di attivazione della presa in carico da parte della Faro variano a seconda della Asl di competenza ed è garantita un’assistenza medica ed infermieristica di routine o straordinaria, in caso di complicazioni, ma non continua. Questa prima ipotesi di cure palliative domiciliari prevede il coinvolgimento di parenti, persone care o personale infermieristico che possano somministrare terapie ed assistere il malato alla bisogna. Il frequente approvvigionamento di medicinali, le visite dal medico curante per impegnative e prescrizioni o all’Asl per il ritiro di materiale sanitario previsto dalle cure domiciliari, consigliano che le persone disponibili ad aiutare il malato terminale siano almeno due.
Gli hospice della Fondazione Faro, intitolati a Ida Bocca e Sergio Sugliano, non hanno orari di visita. Si può mangiare assieme agli altri o con i propri parenti e si può addirittura cucinare quello che si vuole. Se un parente vuole fermarsi a dormire ne ha la possibilità. Ogni stanza ha il bagno in camera e gli ambienti sono gradevoli.
La Onlus offre inoltre sostegno psicologico sia ai malati che ai parenti. Spesso nei reparti di oncologia si sorvola sulla reale gravità della malattia, ci si trincera dietro a diagnosi altisonanti che il normale paziente non è in grado di interpretare o forse si pensa che sia meglio lasciare il malato in quel limbo tra speranza e paura che evita di far emergere la sofferenza o l’emotività. Prima della presa in carico, la Faro si assicura che il paziente sia perfettamente consapevole della propria diagnosi ed è pronta ad offrire sostegno psicologico alla fase di elaborazione e al raggiungimento della piena consapevolezza sullo stadio della malattia e al confronto, più sereno possibile, con l’idea della morte.
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