Il deserto verde è la monocultura estensiva dell’eucalipto, diffusa in Portogallo per soddisfare il fabbisogno di materia prima dell’industria della carta, settore cruciale nell’economia e nella politica del Paese. Il film di Davide Mazzocco nasce dall’urgenza di documentare l’incendio che ha devastato la zona del Pinhal Interior Norte del Portogallo nel giugno del 2017, un disastro annunciato che ha causato un altissimo numero di vittime (65 morti, 254 feriti) e ha sollevato allarmanti interrogativi nella popolazione.
Il documentario offre un esauriente riepilogo delle fasi dell’intervento dei vigili del fuoco, schiacciati dall’ enorme e velocissimo fronte del fuoco e accompagna lo spettatore sui luoghi del rogo, nei boschi totalmente privi di diversità biologica, piantati ad eucalipti per chilometri e chilometri quadrati in una zona sempre più spopolata a partire dagli anni ’70. Testimoni, esperti e cittadini che proteggono i paesi da incendi futuri puntando su specie vegetali autoctone si susseguono nella narrazione lungo un percorso che dall’emergenza conduce ad un approccio preventivo e comunitario.
Davide Mazzocco torna a parlare di ambiente e territorio dopo L’orma del dinosauro con un film che vuole ricordare l’evento che ha segnato in maniera indelebile le comunità di Pedrógão Grande, Figueiró dos Vinhos e Castanheira de Pera ma che restituisce anche la ricerca di senso nell’azione umana, affinché la tragedia non accada mai più. Deserto verde non si limita a sottolineare l’importanza di coinvolgere i cittadini in buone pratiche all’insegna della sostenibilità ma richiama Stato e proprietà privata a principi di responsabilità sociale che sono il presupposto della sicurezza delle popolazioni periferiche, esposte alle conseguenze dell’abbandono delle foreste da parte del latifondo. Temi antichi che sono purtroppo sempre attuali e saranno sempre più cruciali a causa del riscaldamento globale.
Originario della Tasmania, l’ Eucalyptus globulus sottrae nutrienti e acqua al terreno favorendo alte temperature. Le foglie secche e i pezzi di corteccia caduti si accumulano alla base del tronco creando una vera e propria pira che, assieme agli olii altamente infiammabili e ai semi lanciati lontano come bombe incendiarie in caso di fuoco, rendono l’eucalipto uno degli alberi più pericolosi in un territorio mediterraneo, caldo, soggetto già per propria natura a fenomeni di desertificazione. L’eucalipto si è adattato in Tasmania agli incendi, è un albero fatto per bruciare e distruggere la concorrenza perché sopravvive alle fiamme e, anzi, le usa per propagare i propri semi. La risposta autoctona all’eucalipto è la quercia da sughero che sopravvive e brucia tanto lentamente da estinguere l’incendio.
João Camargo è ingegnere zootenico e ambientale e ricercatore dell’ICS-Instituto de Ciências Sociais dell’Universidade de Lisboa. In un’illuminante intervista João spiega come negli ultimi anni le temperature siano aumentate continuamente fino a superare di 11 gradi la media stagionale. Queste aberrazioni climatiche saranno sempre più frequenti e non è immaginabile spegnere incendi così vasti e così imprevedibili in presenza di tornadi e di vento forte. Si può soltanto prevenire tali disastri introducendo altre specie e coinvolgendo lo Stato, in modo che obblighi i proprietari terrieri a mettere in pratica procedure di cura e di parcellizzazione dei boschi. Durante l’incendio, la superficie bruciata è stata enorme: 53.000 ettari coltivati esclusivamente ad eucalipto e senza piste tagliafuoco.
Per evitare che le temperature aumentino ancora e che l’acqua sparisca, è necessario pianifcare aree boschive che conservino e proteggano l’acqua, occorre inventare spazi multi-uso di ecosistemi sani alternati a zone di produzione di energia rinnovabile che finanzino i lavori di manutenzione del verde. L’associazione Amigos da Ferraria de São João raccoglie fondi per un rimboschimento oculato di specie miste, adatte al clima e al terreno, capaci di proteggere i centri abitati. Resta il problema dello sfruttamento intensivo del suolo e dell’acqua da parte di eucalipti che, dopo 3 o 4 cicli di vita, lasciano un terreno praticamente desertico sia per l’impoverimento di elementi nutritivi, sia per l’uso massiccio di diserbanti che precede solitamente la piantumazione intensiva.
Cambiamenti ambientali, spopolamento, logiche produttive, senso di comunità e buon senso sono gli attori invisibili del documentario di Davide Mazzocco che assume un’importanza globale perché fenomeni quali l’inurbamento e il prelievo di risorse dalle periferie, dalle alte terre, dalle zone rurali ormai senza contadini, interessano drammaticamente gran parte del mondo e sicuramente l’Italia che tra roghi non soltanto estivi in cui i ricatti mafiosi, oltre all’incuria, hanno un peso centrale, ha forse qualcosa da imparare dall’esperienza del Pinhal Interior Norte.
La prevenzione prima di tutto quindi ma anche l’attenzione costante, anche quando gli occhi dei media sono rivolti altrove. Qual è oggi la situazione in Portogallo? Lo abbiamo chiesto a Davide.
Lo Stato sta cambiando qualcosa nella gestione dei boschi e nel richiamo della proprietà privata a norme di sicurezza nonché di prevenzione della desertificazione?
Dall’inizio dell’anno sono aumentate le responsabilità dei proprietari nella pulizia del bosco; è richiesta una distanza di dieci metri fra le cime degli alberi di pino selvatico ed eucalipto. Nuove norme sono entrate in vigore per gli alberi che si trovano a ridosso di edifici e strade. Le singole Commissioni Municipali di Difesa della Foresta possono approvare criteri specifici di gestione di boschi classificati come di interesse pubblico o nell’ambito della conservazione della biodiversità. Fatta la legge resta il problema di come farla rispettare. In molte aree boschive l’Autorità Tributaria non ha stilato un catasto delle proprietà: senza questo strumento è impossibile intervenire sui proprietari. Il nuovo regolamento auspica, inoltre, la sostituzione della monocoltura di specie vulnerabili al fuoco con specie autoctone più resilienti. Proprio quello che a Ferraria de Sao Joao si è iniziato a fare pochi giorni dopo l’incendio dello scorso giugno. Purtroppo la legge consiglia ma non obbliga e, quindi, gli eucalipti continuano a essere piantati anche nelle zone degli incendi.
Quali forze politiche, se ci sono, hanno a preso a cuore questa causa?
Durante la scorsa estate, in piena campagna elettorale per le comunali, gli incendi sono stati strumentalizzati dai partiti di destra e di sinistra, con un rimpallo di responsabilità che ha tenuto banco per mesi. L’unica figura pubblica che si è presa a cuore questa tragedia, tornando più volte nei luoghi dei roghi e parlando con la gente, è il presidente Marcelo Rebelo de Sousa. Il giorno di Natale, per esempio, ha trascorso la festa con i familiari delle vittime e con i superstiti dell’incendio, è entrato nelle case e ha mangiato con la gente. Sappiamo come funziona l’informazione: per grave che sia una tragedia l’attenzione cala con il passare del tempo. Marcelo Rebelo de Sousa con i suoi blitz a Pedrógão Grande, Figueiró dos Vinhos e Castanheira de Pera Grande ha contribuito in maniera determinante a mantenere alta l’attenzione.
E’ in corso un processo o tutto è passato in cavalleria?
Attualmente è in corso un processo che vede sette imputati. Si tratta di due comandanti dei Vigili del Fuoco, quattro persone responsabili della gestione del carburante e una persona responsabile delle operazioni di spegnimento. I reati contestati sono di “omicidio per negligenza e lesioni personali per negligenza”.
Scheda tecnica
Regia: Davide Mazzocco
Con: Viriato Tomás, João Camargo, Pedro Pedrosa, Marta da Conceiçao, Francisco
Pedro e Paula Lopes Dias.
Soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Davide Mazzocco
Prodotto da Davide Mazzocco
Manifesto: Paula Lopes Dias
Luogo di produzione: Portogallo/Italia
Anno 2018
Durata: 59’
Formato: HD