Amiche e nemiche a seconda delle situazioni, le emozioni sono compagne di viaggio ineliminabili. Il loro sorgere si attribuisce a cause differenti, è dunque difficile individuare una definizione esaustiva ed unitaria.
Una classificazione sulla natura delle emozioni le distingue in primarie, altrimenti dette innate, fondamentali, differenziali, discrete, non ulteriormente scomponibili e secondarie ovvero complesse, apprese, componenziali oppure miste. Le prime si innescano in modo automatico e originano da conoscenze di carattere implicito; le seconde necessitano di attivazione fisiologica congiunta a quella cognitiva.
Le emozioni primarie sono:
- la gioia
- la paura
- la collera
- la tristezza
- il disgusto
- la sorpresa
Le emozioni secondarie sono collegate allo sviluppo del linguaggio, della coscienza di sé, all’autovalutazione. Ne sono un esempio:
- l’invidia
- il disprezzo
- la gelosia
- l’imbarazzo
- la fierezza
- la colpevolezza
- la vergogna
Gli studiosi delle emozioni individuano in esse fenomeni psicofisiologici individuali, soggettivi e impersonali, di condivisione sociale, di apprendimento di fattori culturali, di apertura all’altro (Averill, 1998: Galati, 1993, 2002; Levenson, 1999; Lombardo, Cardaci, 1998; Sommer, Kosmitzki, 1988; Thomson, 1988).
Le funzioni organiche preparano l’individuo a rapide risposte motorie, adeguano lo stile cognitivo alle domande dell’ambiente, dirigono le decisioni. Ma le emozioni hanno anche importanti funzioni relazionali e sociali. Infatti forniscono informazioni sulla nostra posizione nell’ambiente, sulle intenzioni comportamentali degli individui, assegnano valenza positiva o negativa alle esperienze, adeguano il comportamento del singolo a quello della società di cui fa parte.
What is an emotion? Da questa domanda partiva James nel 1884 per proporre per primo una definizione empirica di emozione.
Negli anni si sono succedute teorie, definizioni, studi, ricerche, da James ad oggi si contano centinaia di definizioni, teorie e modelli.
Studi recenti hanno introdotto la nozione di competenza emotiva definita da Saarni (1993) come “la dimostrazione della propria efficacia in una situazione sociale capace di suscitare emozioni”.
Se l’esperienza emotiva dipende anche dalla adeguatezza dell’emozione al contesto sociale, allora è possibile che l’esperienza e l’espressione delle emozioni possano modificarsi con l’interazione sociale.
La competenza emotiva è costituita da diversi elementi e non può prescindere dalla conoscenza delle regole di esibizione delle emozioni e dalla condivisione di un lessico per definirle. Secondo Saarni questi sono elementi basilari che appartengono a tutti gli adulti sani, ma ve ne sono altri che dipendono dalle capacità cognitive individuali. Ad esempio la capacità di riconoscere le altrui emozioni, la capacità di utilizzare le informazioni che si possiedono sugli altri in modo da inferire i loro stati emotivi, anche quando questi divergano dalle emozioni che sono prescritte dalle regole culturali.
In generale un’emozione è definita come uno stato mentale e fisiologico associato a stimoli e ha diverse funzioni:
- rendere efficace la reazione di un individuo di fronte a situazioni in cui sia necessaria una risposta immediata per la sopravvivenza
- comunicare con gli altri
- comprendere le proprie modificazioni psico fisiche
Le emozioni sono faccenda complicata e non abbiamo bisogno degli scienziati per accorgercene, mentre, pur con alcune difficoltà, è possibile modificare il proprio comportamento, modificare il proprio “sentire” è compito assai più arduo. Quel che è molto importante è saperle gestire, capire da dove arrivano e riuscire a stringere patti con loro.
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La foto del bambino triste è tratta da National Media Museum via Flickr