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Estate e bambini: osservazione e ricerca sul campo

Il gioco non strutturato è quello che ci vuole in estate per sperimentare e progredire lungo la lunga strada dell’evoluzione personale.

I genitori hanno spesso un’idea di come si debba giocare, di come si possa sfruttare appieno e nel modo più consono o appropriato il tempo, anche durante le vacanze estive. Peccato che invece l’idea di tempo ben speso, dal punto di vista dei bambini, sia spesso diversa.

Individuare terra da dissodare, versarci dentro l’acqua, rimescolare fango sono tra le attività che i bambini davvero preferiscono 🙂 Non è una cosa d’effetto da raccontare con orgoglio alle colleghe in ufficio, ma è qualcosa che nasce da una robusta ispirazione dei bambini.

Osservare insetti, talvolta tentare di schiacciarli, disegnare su sè stessi invece che sul foglio, inventare un improbabile vocabolario italiano-ranocchiese, chiedersi e chiedere ai grandi perché le lumache non abbiano le orecchie, sono i momenti salienti della giornata, se ci si mette nei panni dei bambini.

Noi li portiamo qua e là, a vedere cose che crediamo interessanti e poi, di ritorno a casa, viene fuori che il punto spaziotemporale più bello della vacanza è stato il letto o guardare Peppa Pig prima di cena.
Spesso gli addetti ai lavori sottolineano il valore della noia e del tempo perso nella costruzione della personalità di un bambino e nel raggiungimento della sua autonomia. Pasticciare, ma pasticciare davvero riducendosi ad orrendi  ammassi di terra e inchiostro di pennarello, correre in tondo urlando “caccona” o altre parole imbarazzanti per i genitori, rotolare su un tappeto per decine di minuti senza apparente scopo, sono un esempio, magari barbaro, di tempo non organizzato che  noi sembra che non serva a nulla e invece pare che sia esattamente il contrario.

Certo si va a passeggio, al parco, sulla spiaggia, al ristorante (spesso la peggiore tortura da infliggere ad un bambino) ma è giusto lasciare ore libere, di ciondolamento e di sana espressione di quello che ai nostri occhi è il peggio dell’infanzia. A noi che facevamo lo stesso e facciamo finta di niente perché, lo dice anche Roal Dhal, i bambini hanno il diritto di essere anche “brutti, sporchi e cattivi”.

Le uniche attività che siamo riuscite a fare, con qualche vero coinvolgimento infantile sono state:

A te come sta andando?

Articolo e foto di Elena Bottari