Site icon Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

Furbi si nasce o lo si diventa a scuola? Check list per orientarsi nel dilemma

Cane furbo

Sede del sapere, centro di potere, parcheggio, baby sitter in muratura, palestra di vita, luogo di socializzazione un po’ coatta, cosa rappresenta la scuola per noi e per i ragazzi? La scuola forma i cittadini, veicola i valori laici dello Stato, i principi di uguaglianza che dobbiamo all’Illuminismo ma è anche lo specchio della nostra società, un po’ malata, un po’ irresponsabile e distratta.

I genitori affidano i figli agli istituti scolastici nella speranza che ne escano persone migliori e che i loro talenti vengano valorizzati. Una scuola capace di colmare lacune e di temprare capacità già acquisite però presuppone un impegno di ragazzi, genitori e docenti, una certa vocazione al miglioramento che, ammettiamolo, non sempre c’è.

Spesso i professori evidenziano le famose “lacune” come peccati capitali irrimediabili o marchi d’infamia, spesso i ragazzi danno la colpa ai professori che ce l’hanno con loro e altrettanto spesso i genitori vedono come seccature inaccettabili i normali intoppi dell’apprendimento, prendendosela un po’ con i figli, un po’ con i prof (forse più con i prof).

Ecco alcune domande da porsi per capire dove ci collochiamo rispetto all’eterno dilemma sul ruolo della scuola e sul nostro apporto al suo funzionamento.

E’ necessario riflettere davvero sul senso dell’istruzione come la conosciamo. La nostra scuola non incoraggia l’intraprendenza dei ragazzi e non insegna nemmeno a lavorare in gruppo.
Che due su sei ragazzi lavorino per tutti, mentre gli altri scherzano e parlottano, non è lavoro di gruppo, è un’ingiustizia, è istigazione al parassitismo, è totale mancanza di democrazia e di meritocrazia nella classe.

Quanta furbizia serve per barcamenarsi a scuola, sia da studenti che da insegnanti?

La foto del cane è di Internet Archive Book Images via Flickr