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Psicologia dell’abbigliamento: il cambio dell’armadio

Armadio

Spesso non abbiamo percezione di quanto siano simbolicamente importanti alcune azioni che compiamo abitualmente. E’ il caso del “cambio stagionale dell’armadio”.
Ci troviamo almeno due volte l’anno alle prese con i nostri abiti da spostare, sistemare, accomodare, scegliere e lo facciamo con perfetta nonchalance, in modo quasi meccanico. Per alcune persone, questa è un’operazione piacevole, mentre per altre è un fastidio. Che piaccia o meno, tocca farlo e ognuno ha un suo metodo:

Qualunque sia la modalità che preferisci, probabilmente non hai mai pensato che questa operazione possa essere anche:

Molti degli abiti che abbiamo nell’armadio sono intrisi di ricordi, alcuni sono vere e proprie reliquie che teniamo per anni e anni e anni. Niente di male fino a quando non sono più le reliquie di quel che ci serve. Quanto spazio abbiamo a disposizione? E non mi riferisco solo all’armadio, mi riferisco allo spazio mentale, a quello spazio interiore che forse, a volte, viene abusato dai ricordi. In questo caso, insieme a qualche colloquio di psicoterapia, è necessario procurarsi una valigia per riporre tutto dentro e fare spazio. C’è una bellissima tradizione americana, quella del patchwork, che secondo me andrebbe valorizzata per gli addicted da ricordi di stoffa, perché avere i propri ricordi chiusi in un armadio, messi via e che vengono fuori solo quando facciamo il cambio stagionale, ci impedisce di goderne e trasforma quei simboli in reliquie, statiche, con un alone di sacro che ci fa sentire sacrileghi se li usiamo. Un lenzuolo, un cuscino, una coperta in patchwork, da usare quando abbiamo bisogno di abbracciare quei ricordi, trasforma i ricordi tristi in malinconici (e la malinconia non è triste) e ci fa sentire sulla pelle i ricordi allegri.

Ci sono infinite altre varietà di alibi, di scelte inconsce o di temporeggiamenti che possono essere messi in atto di fronte al proprio armadio. Quel che conta è non subire il rapporto ma prendere le proprie decisioni senza timore 🙂

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La foto dell’armadio è di George Eastman House