Roberto Saviano al Sottodiciotto Film Festival 2017
Elena Bottari Aprile 8, 2017I due incontri con Roberto Saviano che hanno impreziosito la diciottesima edizione del Sottodiciotto Film Festival sono stati l’occasione per un confronto tra lo scrittore e i giovanissimi partecipanti. I ragazzi hanno potuto interagire con lui, attraverso bellissimi momenti teatrali e brevi interviste, e ascoltarlo dialogare con Sofia Viscardi sul tema del rapporto tra realtà e social media.
Tra i tanti temi affrontati in occasione della presentazione del libro La paranza dei bambini al Teatro Colosseo, il 3 dicembre, si è parlato dei miti dei più giovani, dei loro valori e della mancanza di prospettive concrete. Come rapportarsi alle regole in un ambiente clientelare e quasi per nulla meritocratico? Le regole dovrebbero servire a premiare talento e impegno e ad impedire che ad affermarsi siano i furbi che ricorrono a raccomandazioni e a scorciatoie. I pesciolini della paranza scelgono la via del crimine perché vogliono avere potere, anche se per poco tempo e anche a costo di morire o di finire in carcere per anni. I paranzini ripudiano le scelte dei genitori che faticano a pagare il mutuo e non hanno fatto carriera, non vogliono impegnarsi in un percorso di studio e di lavoro perché oggi il lavoro che offre possibilità di crescita e di guadagno.
Roberto Saviano ha parlato forte e chiaro a ragazze e ragazzi, senza retorica e in modo intimo e personale, come raramente si vede fare negli incontri con le scuole. In effetti non abbiamo mai visto affrontare tanti temi duri assieme ai ragazzi con altrettanta aderenza alla realtà, senza moralismi e senza finte scappatoie. La lettura dell’incipit del romanzo all’inizio della presentazione, con Saviano solo sul palco a sipario chiuso, è stato un momento davvero poetico in cui, forse, l’autore ha voluto ringraziare ragazze e ragazzi per il loro impegno a calcare il palcoscenico partecipando all’opera collettiva e magica che è il teatro.
Riguardo al bullismo e alla moda di attaccare le persone per il loro aspetto fisico, lo scrittore non si è limitato ad una superficiale condanna ma ha parlato di cosa sia la bellezza e di come non sia separabile dalla complessità e dall’intelligenza. La bellezza non ha metri e anche per quanto riguarda l’erotismo, non ci sono strade obbligate e canoni escludenti. Saviano ha messo in guardia i ragazzi da chi pretende di misurarli e li ha invitati a valutare come siano altre le componenti che ci fanno amare una persona, non le misure ma il fascino, la voce, i gusti e la voglia di stare assieme. La moda usa donne bellissime per farci credere che sia il vestito a farle sembrare così belle e che chiunque possa risultare altrettanto attraente ed elegante con lo stesso vestito. Questo trucco di marketing si ripercuote su di noi e ci condiziona aumentando il nostro tasso di infelicità.
I ragazzi vogliono ricchezza facile, ereditata se mai, ma non guadagnata perché sanno che la ricchezza derivata dall’impegno genera odio e rancore. Loro vogliono essere invidiati ma non odiati e desiderano vite come quelle dei rich kids, in mezzo a escort e simboli di lusso sfrenato. Vogliono morire giovani, come se ci fosse una grandezza nella morte. E invece non c’è bellezza nella morte. Roberto Saviano ha spiegato che gli è capitato di assistere all’agonia di persone che erano state ferite a morte e di aver letto nei loro occhi la vergogna di essere esposti allo sguardo di sconosciuti. I paranzini hanno tempo per la galera perché sono giovanissimi e credono, una volta usciti, di trovare la primavera, di tornare a comandare. Ma non è così che funziona quando si esce dal carcere.
Molte domande di ragazze e ragazzi miravano a scoprire dettagli sullo scrittore da ragazzino, magari per immaginarselo più vicino. L’adolescenza di Roberto Saviano è stata schiva e costellata di zuffe. Gli resta la grande nostalgia dei compleanni non festeggiati e il rimpianto per i suoi tanti capelli, lisci e color mogano. Da ragazzino andava a guardare i morti ammazzati per strada, la morte era un’esperienza normale in un’epoca di guerra tra clan.
Realtà e social media
Dall’incontro del 7 aprile al Cinema Ideal sono emerse esperienze diverse dovute anche alla diversa età, alla giovinezza analogica di Roberto Saviano e a quella da nativa digitale di Sofia Viscardi ma i due si sono trovati d’accordo sulla necessità di ragionare prima di scrivere sulla scia di emozioni negative. Per entrambi è legittimo cambiare posizione su un argomento o riconoscere un errore senza che questo venga continuamente rinfacciato. Se tale posizione è naturale per i giovanissimi, non è lo altrettanto per i coetanei di Roberto Saviano.
Sofia ha aperto il proprio account Facebook a 10 anni e la sua presenza sui social media è la conseguenza della sua naturale voglia di comunicare e condividere. I suoi genitori non le hanno mai proibito nulla ma le hanno dato le giuste informazioni per non esporsi ai pericoli non solo virtuali che la rete comporta. Ha anche ammesso di essere stata fortunata trovandosi ad interloquire con identità false dietro cui c’erano suoi coetanei e non adulti.
La sua presenza su Youtube e sui social è dettata dalla spontaneità. Se sente di voler condividere qualcosa lo fa, senza strategie ma con la consapevolezza di essere una influencer per tanti giovanissimi. Alla domanda se sia possibile vivere senza social Sofia ha risposto di sì ma che ciò comporterebbe se non l’ esclusione almeno il rischio di rimanere indietro rispetto agli altri. Di fronte ai commenti sgradevoli o volgari, Sofia tira dritto perché è una ragazza determinata e capace di non dare peso all’idiozia ma lei stessa riconosce come molte persone, più sensibili o indifese, soffrano molto dell’odio che infesta i social. Bisognerebbe sempre contare fino a 10 prima di scrivere!
Roberto Saviano, nato libero da smartphone e social media, ha ricordato il vantaggio di non essere controllati ma anche la sua precoce presenza su Myspace prima e Facebook poi. Myspace è stato fondamentale per una prima diffusione di Gomorra.
Alla battuta di Paolo Damilano riguardo all’uso di Facebook per rimorchiare, Roberto Saviano ha risposto che devi far credere di star facendo altro ma è quello lo scopo principale, come appare chiaro dalla visione del film The social network. Facebook, a differenza di Myspace, dice che tutti siamo uguali, il Papa come il tuo vicino di casa. Il layout grafico infatti è uguale per tutti mentre su Myspace era personalizzabile e si potevano inserire moduli a pagamento. Questo genera la falsa percezione di poter sentenziare a piacimento e di poter aggredire tutti, di contare come i grandi della Terra e di poterli anche insultare.
I post di Roberto Saviano non sono scritti in pochi minuti, alcuni sono pensati a lungo, fino a 2 ore. Il tentativo di sintesi si accompagna a quello dell’approfondimento ed è proprio questo aspetto a caratterizzare la sua comunicazione su Facebook. Roberto scrive per spiegare come è arrivato ad una determinata posizione, offre dati, ragionamento e rispetto dei suoi interlocutori che talvolta lo aggrediscono sui social ma di persona chiedono di farsi una fotografia assieme a lui. Gli hater desiderano essere notati ed è come se dicessero Ci sono anch’io!
La realtà che potremmo avere senza smartphone o social media è una realtà da zombie, dice Roberto Saviano che però cita anche una ricerca statunitense su come essere sempre reperibili, controllabili e controllanti comporti un lavoro enorme e usurante.
NB Non sappiamo di che ricerca si tratti ma ecco un articolo di approfondimento Americans devote more than 10 hours a day to screentime