Slow Food e Terra madre uniti per un’edizione indimenticabile
Elena Bottari Ottobre 15, 2012Psicomamme non poteva certo dimenticare Terra madre, l’incontro delle comunità del cibo.
L’appuntamento, a Torino dal 25 al 29 ottobre, è quest’anno totalmente aperto al pubblico.
Ragion per cui noi ci saremo!! Non vediamo l’ora di partecipare al forum mondiale più bello che ci sia.
Speriamo di incontrare tante donne, speriamo di scoprire molto e di riuscire a raccontarvi tutto nel modo migliore. Lo slogan di quest’anno è “Cibi che cambiano il mondo”.
Terra madre e Salone del gusto quest’anno saranno una cosa sola e i visitatori potranno visitare tutti gli stand. Gli eventi sono persino sbarcati su Facebook e su Twitter (hashtag:#SaloneDelGusto)
Le conferenze che ci incuriosiscono di più sono:
- Dire, fare, zappare: pratiche e politiche per l’agricoltura dei giovani, 25/10/2012 alle 12:00
- Humus 2012: perché la terra possa sfamare ancora il seme dell’uomo, 26/10/2012 alle 11:30
- La montagna salvata dai giovani, 26/10/2012 alle 14:30
- Sementi, da dove si inizia? 26/10/2012 alle 15:00
- Senza api non c’è futuro, 26/10/2012 alle 18:00
- Come svezzare un buongustaio, 27/10/2012 alle 15:00
- Radio, social network e cellulari al servizio degli orti, 27/10/2012 alle 18:00
Il tema dei semi ci interessa enormemente perché amiamo le piante ma soprattutto perché tira una brutta aria a questo proposito . Non si può imporre ai contadini di usare solo certi semi, di far diventare la diversità biologica qualcosa di clandestino. Non è giusto favorire le ditte sementiere, come la Monsanto.
Sulla libertà dei semi, ti consigliamo la visione di questo meraviglioso documentario di Maurizio Zoccaro su Vandana Shiva, grande paladina della libertà dei semi. Il reportage è stato girato durante le riprese del docu-film Terra Madre di Ermanno Olmi.
E’ una vera e propria guerra quella che si sta combattendo sul fronte dei semi e del cibo, troppo spesso vittime di speculazioni finanziarie, contaminazioni e minacce (come quella dei prodotti chimici che uccidono le api).
Nel nostro piccolo vorremmo contribuire, segnalando che esistono associazioni come Kokopelli che difendono e diffondo i semi autoctoni e tradizionali.
L’associazione Kokopelli ha vinto un processo alla corte di giustizia dell’unione europea. Il magistrato ha sancito l’invalidità della proibizione di commercializzare sementi di varietà non iscritte al catalogo ufficiale perché questa interdizione viola il principio di proporzionalità, la libertà di impresa, la libera circolazione delle merci, nonché il principio di non discriminazione. L’avvocato generale ha affermato, contrariamente alle tesi addotte dai suoi numerosi avversari (Commissione europea, consiglio dell’Unione europea, Repubblica francese, Regno di Spagna e società sementiera Baumaux) che le regole relative all’ammissione delle semenze al Catalogo ufficiale non hanno alcun rapporto con la salute delle piante e che, d’altra parte, è prerogativa degli agricoltori scegliere le varietà da coltivare. L’avvocato generale ha inoltre ricordato che il fatto che gli agricoltori siano limitati a varietà ammesse, riduce la diversità genetica nei campi europei e ha concluso che gli inconvenienti legati all’interdizione di commercializzare semi di varietà non ammesse, superano evidentemente i suoi vantaggi. (Comunicato di Kokopelli del 19 gennaio 2012).
Vorremmo lasciarti con le parole del professor Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna, Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University, intervistato da Slow Food nel 2010.
Com’è possibile costruire un nuovo concetto di qualità alimentare? Fino a tempi recenti, una delle distorsioni culturali del mondo occidentale e dell’Italia in particolare, è stato quello di associare il concetto di qualità al concetto di lusso. Ancora oggi, devo dire, nell’opinione comune dire “Io consumo un prodotto di qualità”, significa consumare un prodotto riservato a pochi, quei pochi che si possono permettere il lusso di consumare quei prodotti. Ecco questo è uno dei più gravi errori che si possano commettere. Il movimento Slow food è stato il primo, a mio modo di vedere, a rompere questa identità tra qualità e lusso. Perché il lusso tende a dividere, un gruppo sociale da un altro, mentre la qualità tende ad unire, perché la battaglia per consentire a tutti i cittadini il consumo di prodotti di qualità in ambito alimentare come in altri ambiti, è una battaglia di civilizzazione e di democrazia autentica ed è una battaglia per rendere popolare l’accesso a prodotti di qualità. Il consumatore, prima di tutto, deve capire che deve associarsi. Il singolo consumatore più di tanto non potrà fare… Il movimento dei consumatori è ancora troppo debole e si capisce perché il lato della produzione ha interesse a che i consumatori siano divisi perché in questo modo è facile controllarli e soprattutto manipolarli… C’è il compito della cultura e soprattutto dell’università che non sta facendo abbastanza per agire a livello culturale sull’abbattimento di antichi pregiudizi e soprattutto sull’allargamento degli spazi di libertà della gente, perché alla fine tutte queste questioni vanno a finire nella categoria della libertà. Allora la lotta è tra chi crede alla libertà e chi non ci crede. Io ci credo e mi batto da sempre. Oggi la restrizione degli spazi di libertà, opera attraverso la manipolazione delle informazioni e attraverso le strutture economiche.
Tu cosa ne pensi? Dove compri il tuo cibo?
Hai mai pensato di provare un Gruppo di acquisto solidale (GAS)?
Foto da Flikr di Giuseppe Moscato