Vero film western, parabola sul potere e viaggio fantastico, The lone ranger è un film duro per essere della Disney. Magia e realismo convivono rafforzandosi a vicenda, conditi da una robusta dose di ironia che non banalizza la lotta di Tonto e Kimosabe contro lo spirito del male, che si rivelerà pura e semplice avidità, molto comune nell’uomo bianco.
Il fratello sbagliato, quello che non sa più sparare e crede nella giustizia in mano al potere, vuole vendicare l’assassinio di Daniel, forte, coraggioso, intelligente che ha sposato la donna che lui ha sempre amato. Insomma Kimosabe sembra sempre l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, fino a quando non capisce che per difendere la verità e la giustizia è necessario indossare una maschera e agire fuori dai binari della legge, amministrata dagli stessi criminali che dovrebbero esserne vittime.
Ognuno di noi può fare la differenza, può indossare la maschera e sparare il proprio proiettile d’argento (metaforico) contro l’ingiustizia 🙂 Questo il messaggio finale, lasciato in eredità ad un bambino mascherato di San Francisco.
Il Tonto di Jonny Depp è un essere a metà tra natura e cultura. Si muove a proprio agio tra i due mondi che frequenta senza appartenere completamente a nessuno dei due. Emarginato dalla sua tribù, considerato un eretico dai buoni cristiani che gli vogliono fare la pelle, trova solidarietà tra le prostitute di Red, in mezzo agli operai cinesi della ferrovia e impara ad apprezzare Kimosabe che, lungo le brucianti peripezie del film, matura fino a comprendere quale sia davvero la propria strada. A Tonto l’onore della mossa finale contro il cattivissimo che si rivela essere un uomo bianco qualunque. Dopo 26 anni di inseguimenti il cerchio si chiude, il baratto sbagliato viene cancellato e l’orologio della sua mente riparte.
Numerose e pertinenti le citazioni nelle inquadrature, nella colonna sonora e nei dettagli come l’orologio rotto, evidente tributo a Sergio Leone. Un film dalla parte degli indiani che, oltre la retorica, non hanno avuto che morte, fame, emarginazione come il manifesto No thanks no giving ci ricorda bene, ogni novembre.
Non è un film da bambini piccoli. Ci sono scene violente ma è comunque una bellissima pellicola, consigliabile sopra i 12 anni e adattissimo anche agli adulti.
La foto è di The U.S. National Archives
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Articolo di Elena Bottari