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Voti e giudizi alle elementari

Voti e giudizi alle elementari. Umilianti? Asettici? Cosa ne pensi?
Un modo per valutare deve esserci ma qual è il migliore? Come dare il senso di un percorso, come premiare l’impegno, rafforzare l’autostima e la voglia di imparare?
Fino a che punto la scuola è vissuta come una performance dai bambini, dai genitori e dagli insegnanti?

A pochi giorni dal primo giorno di scuola vale la pena di chiedersi cosa sia la scuola, a cosa debba servire e come riuscire a raggiungere i famosi obiettivi educativi e didattici. Quali sono le molle positive su cui puntare, quali gli errori da evitare come la peste?

Ecco una piccola galleria degli orrori, provenienti dal passato profondo. Quali reazioni suscitano queste immagini tratte da quaderni di prima e seconda elementare?

 

Siamo sicuri che dietro a certi giudizi non si nasconda una valutazione negativa su tutta la persona? Siamo d’altro canto sicuri di dare il giusto peso ai voti, come genitori, sapendo inquadrare un voto nella giusta prospettiva (percorsi di progresso e regresso, momenti sì e momenti no, fiacca e pigrizia dei bambini, che fanno parte della crescita)?


Ecco le proproste di Flavia (mai psicoterapeuta fu tanto utile) per dei voti e dei punti di vista equidistanti:

Nelle Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Primaria si legge: “… la Scuola Primaria è l’ambiente educativo di apprendimento, nel quale ogni fanciullo trova le occasioni per maturare progressivamente le proprie capacità di autonomia, di azione diretta, di relazioni umane, di progettazione e verifica, di esplorazione, di riflessione logico – critica e di studio individuale; è il luogo in cui ci si abitua a radicare le conoscenze (sapere) sulle esperienze (il fare e l’agire), promuove negli alunni l’acquisizione di tutti i tipi di linguaggio e un primo livello di padronanza delle conoscenze e delle abilità, comprese quelle metodologiche di indagine, aiutando il passaggio dal “sapere comune” al “sapere scientifico”; ciò al fine di poter affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari presenti e futuri. I bambini che entrano nella Scuola Primaria hanno già maturato una “loro” “ingenua”, ma non per questo meno unitaria, organica e significativa visione del mondo e della vita. Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali”.

Viene da chiedersi cosa c’entri una valutazione con tutto ciò, sia essa numerica o sotto forma di giudizio pare fuori luogo. In realtà il sistema scolastico funziona da sempre così, abolire la valutazione vorrebbe dire cambiare paradigma e passare da quello dell’aut aut a quello dell’et et. Cosa che di questi tempi mi sembra perlomeno utopistica.
Il primo paradigma è effettivamente molto comodo, aut aut ossia o… o , sei dentro o sei fuori, sei sufficiente o sei bocciato, sei promosso o sei bocciato.

Il secondo paradigma prevede invece e … e, questo e anche quello, reciti bene le poesie e svolgi male le operazioni, hai ottime capacità artistiche e minori capacità linguistiche.

C’è anche secondo me un errore di partenza nel definire giudizio quella che è una valutazione della capacità specifica in una materia, i due termini aprono a scenari completamente differenti.

Quando un bambino legge bravo in un compito, lo riferisce a se stesso, per lui equivale a Io sono bravo, la maestra mi ha detto che sono bravo.

Riferisce il tutto a se stesso anche quando legge sei disordinato!, sei distratto!, male.
Il lavoro di decodifica deve essere fatto con lui sia dagli insegnanti sia dai genitori, non si può pensare che un bambino piccolo possa farlo da solo.
A mio parere la vera nota dolente si ha quando anche i genitori interpretano le valutazioni scolastiche non come sono, ossia parziali, relative e modificabili ma come giudizi di valore riferiti alla persona bambino.

Se il tema ti interessa, leggi il nostro articolo sull’inizio della scuola e sul sostegno che ci vuole, da parte dei genitori, per indirizzare tutto al meglio 🙂 e sulle mosse da fare per non farsi cogliere materialmente impreparati. Leggi anche l’articolo sui compiti: quanti, quando quali e perché