I piccoli in catene, nella prima scena del bellissimo film “Zarafa, giraffa giramondo“, anticipano gli animali in gabbia che vedremo più avanti. Bambini e animali, puri di spirito, hanno vita dura su questo mondo e sembrano condividere un destino di cattività. Uno spregevole schiavista ha fatto prigioniero Maki, bambino africano il cui nome, forse non a caso, sa di Grecia e di Mediterraneo.
Il suo villaggio probabilmente è stato distrutto ma non si rassegna, tenta la fuga e, pur inseguito da molossi e tipacci, compie il proprio viaggio attraverso deserti, mari e montagne fino ad arrivare a Parigi. La natura veglia su di lui, la civiltà del progresso e del possesso lo vuole ridurre in catene. Per fortuna per lui, e per noi, c’è la civiltà del mare e della solidarietà, c’è Populina con il suo equipaggio e c’è Hassan, il signore del deserto, con i suoi occhi grigioblu e la sua saggezza. “Nel deserto e nel mare, quando ti perdi, guarda le stelle”, dice Hassan a Maki 🙂
Mucche sacre del Tibet, ippopotami e farfalle sono i comprimari della protagonista assoluta, la piccola Zarafa, la giraffa che Maki ha promesso di riportare in Africa. Alla bellissima voce narrante di Vinicio Capossela, ben si accompagnano il sirtaki e la canzone di coda, Zarafa Giraffa
il collo arriva in alto
come una mongolfiera
vola sulla sera
più leggera dell’aria in sfilata
e il tesoro del pirata
Viene in mente una bellissima poesia di Stefano Benni
La giraffa ha il cuore
lontano dai pensieri.
Si è innamorata ieri
e ancora non lo sa.
Marsiglia, lo sapeva, è l’unica città del mondo dove non ci si sente stranieri. Da qualunque posto si provenga, a qualunque razza si appartenga. Si può solo essere marsigliesi, e basta. Lo si legge nello sguardo della gente. Una sensazione unica di universalità.
Articolo di Elena Bottari
La foto è di Nationaal Archief