Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Compliance: quando è difficile seguire le cure prescritte dal medico?

Flavia Cavalero Agosto 5, 2015

Quando si parla di compliance si parla di adesione del malato alle prescrizioni mediche, qualche esempio per capirci meglio:

  • Ti è mai capitato che un medico ti abbia prescritto un farmaco e tu non lo abbia assunto?
  • Ti è mai capitato che un medico ti abbia suggerito di cambiamento nello stile di vita e tu non lo abbia ascoltato?
  • Ti è mai capitato di acquistare un farmaco e di non prenderlo?
  • Ti è mai capitato di iniziare un percorso di cura e di interromperlo con qualche scusa?Ecco questi sono tutti esempi di pessima compliance, e non sono nemmeno esempi così fantasiosi; si tratta di situazioni reali che sono esperienza di moltissime persone che faticano a “collaborare con i dottori”. Secondo alcune statistiche circa il 50% dei pazienti segue le indicazioni dei medici, il restante 50% lo fa solo in parte o non lo fa del tutto. C’è da chiedersi come mai, a volte, ci comportiamo in modo così disfunzionale e poco coerente con noi stessi.

    E’ un argomento complesso, che ha più variabili da tenere sotto controllo. Il tema riguarda:

  • la relazione tra medico e paziente
  • il tipo di patologia
  • la comprensione del problema
  • le interferenze ambientali
  • ma soprattutto riguarda la nostra personale psicologia

Non è raro, infatti, sentire affermare che la causa sia da imputare a DIMENTICANZE e dintorni “ho perso la ricetta del dottore”, “non mi ricordavo più la posologia” e così via. Tutto ciò, spesso, si può tradurre con il rifiuto della malattia oppure con il rifiuto della cura, due facce di una stessa medaglia.

E’ quindi molto importante, quando si va dal medico, non esitare a chiedere ulteriori spiegazioni se non si ha chiaro quanto ci è stato detto, perché comprendere bene di cosa si tratta è il primo passo per andare verso una buona compliance. Infatti una percentuale di non aderenza ai trattamenti da parte dei pazienti è dovuta al non avere compreso cosa sia quella malattia o in cosa consista la terapia.

Può anche accadere che sia il tipo di farmaco che è stato prescritto a non piacere, ad esempio quando si tratta di iniezioni. Non c’è nulla di cui vergognarsi e si può chiedere al medico un altro tipo di farmaco.

Ma come è già stato accennato qualche riga fa, a volte la questione è più profonda e riguarda un meccanismo inconscio di rifiuto della malattia che induce a non seguire le prescrizioni con conseguenze che possono anche rivelarsi gravi. In questi casi un aiuto psicologico può essere molto utile, specialmente quando l’aiuto avviene attraverso un gruppo che, come teorizzato nel 1970 da Yalom, permette e facilita:

  • L’acquisizione di informazioni – oltre ad avere le informazioni dal medico, è molto importante averle da altri pazienti, si tratta evidentemente di due tipologie diverse di ragguagli, ma questo tipo di confronto è molto costruttivo
  • L’universalità – le dinamiche che si vengono a formare nel gruppo terapeutico sono le stesse che si formano in altri gruppi e può essere molto funzionale conoscerle
  • Il cambiamento di copione mentale/familiare – la partecipazione ad un gruppo dà la possibilità di cambiare il proprio copione di pensare che spesso è consuetudinario
  • La diffusione della speranza – in caso di malattia è purtroppo consueto perdere la speranza e lasciarsi andare al pessimismo, il gruppo è un dispositivo che permette invece la diffusione di speranza grazie alla narrazione di diverse esperienze
  • L’altruismo – nel gruppo si impara l’altruismo e si può godere dell’altruismo altrui
  • La socializzazione – nel gruppo si parla e ci si confronta con tutti i membri che lo compongono
  • L’imitazione – si impara a cambiare pensieri e modi di agire grazie ad un processo di imitazione, che è poi quello che si fa nella vita quotidiana fin da piccoli: abbiamo imparato a leggere e scrivere imitando un insegnante, a cucinare imitando nostra madre e così via
  • L’apprendimento – non si finisce mai di imparare e il gruppo è il dispositivo di apprendimento per eccellenza

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