La competizione tra tra fratelli è fonte di infiniti tafferugli familiari: per l’attenzione, le coccole, i regali, per essere il più forte, il più bravo a saltare o per fare per primo qualcosa.
Faccio prima io, l’ho fatto prima io, sono arrivata per prima sono alcune delle frasi tormentone che chi ha più di un figlio conosce bene. E’ una lotta senza quartiere per il primato, fosse anche di riuscire a sputare più lontano.
Spesso questa rivalità si esplica in situazioni come:
- chiamare l’ascensore
- suonare un campanello
- arrivare al pulsante apriporta
- arrivare per primo a casa nell’allungo davanti al portone
- scegliere il personaggio di un film per ciascuno e dire “Io sono X e sono il più forte”
Ogni bambino vuole essere il preferito, il più bravo, il migliore. Questo comportamento non è certo incomprensibile ma rischia di essere molesto ed estenuante. Non ci sono tanti rimedi, a parte la pazienza e aspettare che crescano. E’ però anche un’occasione per favorire una mediazione autonoma tra le parti: i due (o i tre, i quattro…) trovino una quadra
- facendo a turno
- inventandosi delle regole condivise e un qualche tipo di fair play il cui mancato rispetto rovesci il risultato della competizione
- perdendo intenzionalmente ogni tanto, in favore dell’altro (perché a nessuno piace perdere sempre e neanche vincere è più importante della propria sorella o del proprio fratello)
Capita che nascano zuffe e ritorsioni, che volino frasi definitive come “Non sei più mio amico”. Anche questo è normale. L’aggressività non si può negare, bisogna però trovare modi di darle un senso, di controllarla o di scongiurarla, grazie a patti collaterali che soddisfino tutti e in cui ognuno sia disposto a rinunciare a qualcosa o grazie alla preziosa arte del “lasciar andare” che prima la si impara, meglio è.
Lasciar andare non per incuria o disinteresse ma perché in fondo non è così importante primeggiare a tutti i costi e sempre, anche in cose che in definitiva non sono d’importanza capitale, e perché si sa che l’amore non va al “più” di tutti. Capita che, vista la difficoltà d essere “il più” tra i pari, i fratelli più grandi di scatenino contro i piccoli in questa gara ad essere il migliore in questo o in quello. E’ una specie di compensazione che non deve rovinare la vita ai piccoletti.
E’ importante che i genitori accettino i figli per come sono, nel bene e nel male, cercando di incoraggiarli e correggere comportamenti eccessivi ma anche che li rassicurino sulla loro fondamentale “giustezza” e “bontà”, dando loro la possibilità di esprimersi in attività per le quali abbiano particolare talento.
Un altro argomento al centro di infiniti litigi è Quello è il mio preferito! No è il mio. E giù botte e strattoni per avere quel gioco, quel libro, quella tovaglietta buffa, quella tazza. Anche qui ci vuole una pazienza sovrumana e il potere salvifico del venirsi incontro.
C’è chi ha due cose di tutto e non ci sentiamo di biasimare chi opta per questa politica salomonica. O a tutti o a nessuno è il motto da cui deriva questa strategia. Prevedere su cosa però si accanirà la sfida è pressoché impossibile. I bambini si possono fissare su una pietra strana, su un fiore, su una federa, su un panino al bar, su qualsiasi cosa.
Sopportare la disdetta e la frustrazione è qualcosa che bisogna imparare, senza però che la fortuna baci sempre lo stesso bambino o la stessa bambina. Un po’ per uno è meglio 🙂
Per questo bisogna imparare a dire no, con saggezza.
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La simpatica foto dei pinguini fratelli è tratta da Flickr