Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Gustav Jung e i sogni: inconscio collettivo, archetipi e funzioni dell’onirico

Flavia Cavalero Settembre 2, 2014

Si parla sempre della visione freudiana del sogno, molto meno dello studio approfondito e arricchente che Gustav Jung ha dedicato ai sogni. Per illustrare il mondo onirico, così come ce lo ha spiegato Jung, è necessario premettere alcuni passaggi fondamentali della sua teoria.

La questione è molto articolata. A differenza di Freud che ha fatto un ottimo lavoro nello svelare la composizione dei sogni, ma che per quanto riguarda l’interpretazione ha considerato la mente dell’uomo e non quella umana, Jung ha adottato quello che oggi definiamo uno sguardo olistico e ha reso il lavoro sui sogni la parte più interessante, affascinante, utile, importante e, soprattutto, difficile, della professione dello psicoterapeuta.
Per parlare di un sogno in modo davvero junghiano è indispensabile avere una conoscenza approfondita non solo della sua teoria, ma anche

  • della letteratura
  • della mitologia
  • della storia
  • e uno sguardo bello aperto sul sociale

E tutto ciò ancora non è sufficiente, perché l’ingrediente principale è la creatività, perché lavorare così sui sogni è sicuramente una forma di arte.

All’ inconscio individuale svelato da Freud, Jung aggiunge l’inconscio collettivo che descrive così: “ L’inconscio collettivo è una parte della psiche che si può distinguere in negativo dall’ inconscio personale e non è perciò un’ acquisizione personale… il contenuto dell’inconscio collettivo è formato essenzialmente da “archetipi”. Il concetto di archetipi… indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque.”
Ci parla quindi di un inconscio che non è il mio o il tuo, ma il nostro. Accomuna tutta la specie umana e contiene l’esperienza dell’umanità perché è formato da archetipi che sono universali, che ci comunicano il mondo culturale dei nostri antenati. Possiamo rintracciare gli archetipi:

  • nelle immagini simboliche
  • nel folklore popolare
  • nei sogni
  • nei sintomi della nevrosi
  • nell’arte
  • nella fantasia
  • nei miti
  • nelle fiabe

Gli archetipi junghiani vengono trasmessi di generazione in generazione

I principali sono:

La Persona

La parola persona deriva dal latino e significa maschera, quella indossata dagli attori, e indica esattamente la maschera, il parte che noi interpretiamo quotidianamente e che è più efficace per sostenere il nostro ruolo sociale. E’ un compromesso tra individuo e società, è funzionale alla vita quotidiana ed è un segmento dell’inconscio collettivo. E’ importante non crederci troppo, sapere che sotto quella maschera c’è anche dell’altro.

L’Ombra

L’ombra è il nostro lato oscuro, quello che meno ci piace e che spesso non conosciamo nemmeno perché lo neghiamo a noi stessi. Jung diceva che a forza di negarla può formare una sorta di personalità autonoma, il rischio in questo caso è di agire comportamenti non adeguati, non funzionali, non condivisibili. Conoscere la propria ombra, invece di ostinarsi a pensarsi solo come persone “senza macchia e senza colpa”, è un passo evolutivo molto importante.

L’Anima e l’Animus

L’anima è la parte femminile che ha ogni uomo, mentre l’Animus è la parte maschile che ha ogni donna. L’una rappresenta l’eros (spinta vitale), l’altra il logos (la razionalità).

Il Puer Aeternus

E’ il bambino sempre presente in ognuno di noi, nelle sue vesti positive (rinnovamento, trasformazione, creatività) e in quelle negative (dipendenza, mancanza di autonomia …).

La Grande Madre

È il prototipo materno, quello che poi finiamo per attribuire a tutte le madri, oserei dire lo stereotipo della madre modello quando è visto in positivo, la Mater terrifica quando è visto in negativo.

Il Vecchio Saggio, il Senex

Visto in positivo questo archetipo rappresenta la saggezza, la stabilità, la responsabilità, visto dal lato della sua ombra rappresenta il cinismo, la tradizione, la staticità …

Il Sé

Il Sé è l’archetipo dell’unità e della totalità della psiche, è il risultato del processo di formazione.

Tutti questi archetipi, e altri ancora, li ritroviamo nei sogni. Ma non si presentano dicendoci “salve io sono un archetipo”, sta a noi trovarli e identificarli. Questo è un passaggio molto importante che ci indica, in modo molto più chiaro di quanto non possano fare le parole, quali sono i nostri valori di riferimento, quale è la cultura della nostra famiglia, i nostri stereotipi e i nostri pregiudizi. Per dirla in altre parole, da lì possiamo capire da quale mito siamo guidati.
I sogni non si possono interpretare, perché non c’è nulla da interpretare, ci parlano per immagini, e noi possiamo solo entrare a farne parte e cercare di capire quale sia la loro funzione. Jung ne indica alcune, tra queste è molto interessante quella che definisce come Funzione compensatrice:

I sogni sono compensatori della situazione conscia del momento e contribuiscono all’autoregolazione della psiche… Stando alla mia esperienza la maggior parte dei sogni sono di natura compensativa. Sottolineano di volta in volta l’aspetto opposto, necessario a mantenere l’equilibrio psichico. La compensazione dello stato d’animo tuttavia non è l’unica funzione dell’immagine onirica.
Lasciamo ancora parlare Jung:

Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguono tra piccoli e grandi sogni. Noi diremmo piuttosto sogni insignificanti e sogni significanti. A ben guardare i piccoli sogni sono i frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato si esauriscono nella vita quotidiana. Perciò questi sogni vengono dimenticati facilmente: la loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell’equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. …Ho analizzato molti sogni di questo tipo e vi ho rintracciato spesso una particolarità che li distingue da altri sogni. Infatti in questi sogni affiorano immagini simboliche che incontriamo anche nella storia dello spirito umano. E’ degno di nota il fatto che colui che sogna può perfettamente ignorare l’esistenza di simili paralleli. Questa particolarità vale per i sogni del processo di individuazione. Essi contengono cosiddetti motivi mitologici o mitologemi che io ho definito col termine di archetipi.
Lavorare con i sogni seguendo le indicazioni che ci ha lasciato Jung è un’esperienza difficilmente descrivibile, è entrare nel sogno altrui, è sognare con un’altra persona lo stesso sogno, contemporaneamente. Questo ripaga il terapeuta di tutte le difficoltà, del contino studio e di tutta la fatica che comporta.

L’immagine è di Internet Archive Book Images via Flickr

 

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