Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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I luoghi comuni sui sogni e l’incubo degli psicologi

Flavia Cavalero Luglio 7, 2014

“Ah sei una psicologa, senti cosa ho sognato”. Detto in poche parole, questo è l’incubo dei professionisti della psiche che si sentono ripetere questa frase continuamente.
In fondo questi episodi altro non sono che la dimostrazione che i sogni hanno, da sempre, incuriosito ed affascinato l’uomo. Del resto il mondo onirico è ancora un mistero anche per la scienza, un alone misterioso avvolge questo fenomeno e ci piace proprio tanto l’idea che qualcuno sappia tradurre in parole ciò che si presenta a noi indipendentemente dalla nostra volontà.
Ma se c’è un mito da sfatare è proprio questo, non è possibile interpretare un sogno su richiesta, come si trattasse di fare una traduzione da una lingua in un’altra, senza conoscere il sognatore e la storia della sua vita. Che poi invece questo venga fatto ripetutamente su tutti i mezzi di comunicazione esistenti, è francamente un’altra storia.
Il ragionamento che sta alla base di quanto affermo, con molta fermezza, è molto semplice: il sogno rappresenta la parte più intima di ogni essere umano, una parte talmente profonda e delicata che nemmeno noi stessi conosciamo. E’ stato definito, dallo stesso Freud, la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio.
Possiamo farne roba da chiacchiere da rotocalco?

Possiamo davvero credere che, da una semplice uguaglianza, siamo in grado di capire cosa, quel determinato sogno, rappresenta per quella determinata persona?
“Se hai sognato una sedia vuol dire che sei stanco, perché la sedia rappresenta il riposo e il sogno è un desiderio”, più o meno, suonano così molte risposte che leggo a destra e a manca e che sviliscono il significato di un fenomeno importantissimo per conoscere la nostra psiche.
A queste interpretazioni da strapazzo preferisco di gran lunga la teoria che vede il fenomeno onirico come qualcosa di divino e che trova il modo di leggere messaggi che giungono a noi da un mondo sconosciuto. La preferisco perché ha un aggancio storico, arriva a noi dall’antichità, quando le persone credevano che i sogni fossero
una manifestazione delle divinità e li consideravano alla stregua delle profezie. Ancora oggi molte persone credono, ad esempio, che sognare un defunto equivalga a ricevere un messaggio proprio dal sognato e questa credenza ha esattamente quelle radici.

“Nelle pagine che seguono proverò che esiste una tecnica psicologica che permette di interpretare i sogni e dimostrerò che utilizzando questo metodo ogni sogno si rivela essere una formazione psichica dotata di senso che può essere inserita in un luogo ben preciso dell’attività psichica della veglia”. Questo è l’incipit del libro di Freud che ha aperto ad un nuovo modo di pensare il mondo onirico: L’interpretazione dei sogni, era il 1899. Una volta aperta la strada, molti autori hanno approfondito, perfezionato e impreziosito la teoria. Esiste una bibliografia enorme sugli studi in materia.
Un autore che li ha a lungo studiati è Jung che ha arricchito con importantissimi concetti il lavoro originario di Freud e ha precisato che immagini e simboli sono il linguaggio dell’inconscio. Ha parlato in proposito di creatività, di collegamenti con la Storia, con la Mitologia, con la Letteratura, ha parlato di Inconscio Collettivo che spesso è parte dei sogni. Tutti aspetti, questi ed altri ancora, che non possono restare fuori dall’interpretazione dei sogni perché sono i loro fondamenti.
Arrivando ai giorni nostri, la letteratura in materia continua ad essere prolifica perché questa esperienza che accomuna tutti gli esseri viventi, interessa, incuriosisce e affascina in primis gli studiosi.
Quello che si tenta di fare apparire come un gioco di società o come passatempo frivolo è, in realtà, un importante strumento psicoterapeutico ed uno dei mezzi più potenti ed efficaci che abbiamo per raggiungere la conoscenza di noi stessi.

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