Le parole contenimento e contegno hanno una radice comune, nel verbo latino “continere” ma vengono oggi usati con sfumature molto diverse su cui forse vale la pena di ragionare. Prima di tutto, se non sei psicologa, puericultrice, insomma se non sei del ramo “accudimento bambini”, l’invito a “contenere i bambini” ti sarà suonato un po’ strano. Contenimento emotivo e contegno sono concetti da indagare per essere genitori amorevoli e non repressivi senza bisogno di rinunciare a mirare ad un comportamento rispettoso da parte dei figli.
Con i bambini appena nati e i bambini piccoli il contenimento è immediatamente fisico. I neonati in braccio non piangono, a meno che non abbiano qualche motivo di fastidio o qualche disagio oggettivo. L’essere “contenuti”, stretti tra le braccia, li rassicura ricordando loro l’ambiente acquatico e limitato nel quale hanno soggiornato per nove mesi. I piccoli tendono a cercare i confini dei loro spazi, a voler toccare con le mani e con i piedi la loro culla. Il contatto, anche quando sono nel lettone con i genitori, è uno dei loro principali strumenti di riappacificazione e di conoscenza del mondo. Il mondo di un neonato non è molto vasto 🙂
I bambini finlandesi, non a caso, dormono nelle scatole di cartone. Un ambiente pulito e ristretto, dove non sentirsi mai perduti.
I piccoli non hanno ancora coscienza di essere qualcosa di staccato dalla madre, non hanno la percezione delle diverse parti del proprio corpo. Anche per questo ha molto senso accarezzarli, massaggiarli. Il massaggio ha un potere tranquillizzante (non su tutti i bambini, alcuni lo detestano) ed “educativo”. Le percezioni sensoriali sono il primo insegnamento che ricevono e il loro bisogno di protezione e di “contenimento” risponde alla necessità di non sentirsi “frammentati”, di ritornare ad un porto sicuro.
Anche nel caso del bagnetto non è difficile notare come in vasche grandi protestino spesso violentemente e in piccole bacinelle o nei lavandini le cose vadano molto meglio. Un’ ulteriore prova del bisogno di contenimento e di calore è il cambio vestitini. Spesso durante questa operazione si agitano. Visto che il freddo li allarma, predisporre una piccola stufetta elettrica da tenere alla giusta distanza e regolata su temperature adatte ai neonati, non è affatto una brutta idea. Questo li rilassa e li contiene.
Affetto, calore, accudimento fanno parte della sfera del contenimento che, quando i bambini crescono, evolve e si adatta ai loro bisogni, acquista nuove sfumature emotive ma mantiene un importante elemento fisico in cui l’abbraccio continua ad avere un peso fondamentale. Il contenimento diventa così la strada maestra dell’empatia nel rapporto dei genitori con i figli.
Il contegno è invece un atteggiamento che tiene conto dell’opinione altrui, della dignità, della compostezza che sono cose che, va detto, non appartengono alla sfera dei neonati, dei bambini piccoli e nemmeno tanto dei bambini più grandi. Insegnare ad avere un contegno significa dare importanza al contegno come valore. Ha invece più senso educare al rispetto di sé e degli altri che, di solito, porta a comportamenti vivaci ma non violenti. Comportarsi bene non significa negare l’infanzia, la vivacità e la spontaneità dei bambini.
Quindi
- Alla domanda, come si fa ad educare al rispetto? La risposta più ovvia è Rispettandoli!
- Qual è il modo migliore per comunicare il rispetto verso le persone e in particolare verso i bambini? Dando loro valore e importanza.
- Come si fa? Con l’empatia e il contenimento affettuoso.
- Quanto ci vuole? Il tempo che serve 🙂 I bambini imparano con i loro tempi, dal nostro esempio
Diciamo che il contegno è quindi un effetto collaterale del contenimento ma non può essere proposto come valore a sé. Il valore va dato alle persone e l’unico modo per farlo è attraverso l’amore.
Indimenticabili risuonano le parole di Abramo Lincoln all’insegnante del figlio e di Truffault sull’infanzia e sull’amore
Voglio parlarvi di Julien…sarà affidato alla assistenza pubblica e sarà mandato presso una famiglia. In qualunque posto andrà, starà sicuramente meglio che con sua madre e sua nonna, che lo trattavano male…Un adulto infelice può cambiare vita, può ricominciare da zero. Un bambino infelice non ci pensa neppure, sa di essere infelice ma non può dare un nome a questa sua infelicità… Fra tutte le ingiustizie che ci sono al mondo, quelle che colpiscono i bambini sono le più ingiuste, le più ignobili, le più odiose. Il mondo non è giusto e forse non lo sarà mai, ma non bisogna rassegnarsi, bisogna lottare perché ci sia giustizia… Quelli che ci governano dicono ‘Il governo non cederà alle minacce’, ma in realtà è il contrario, un governo cede solo alle minacce e i cambiamenti si ottengono soltanto reclamandoli…Da qualche anno gli adulti lo hanno capito e ottengono in piazza quello che viene loro rifiutato negli uffici…Gli adulti, quando lo vogliono veramente, possono migliorare la loro vita… Ma in tutte queste lotte i bambini sono dimenticati: non c’è partito politico che si occupi veramente di loro… Esiste una spiegazione per tutto questo: i bambini non sono elettori…Se i bambini avessero diritto al voto, voi,…per esempio, potreste ottenere di arrivare a scuola un’ora più tardi d’inverno, invece che arrivare quando è ancora notte. Volevo anche dirvi che, proprio perché ho un brutto ricordo della mia infanzia e non mi piace come ci si occupa dei bambini, ho scelto di fare il lavoro che faccio, cioè insegnare. La vita è dura ed è importante che impariate a diventare forti per poterla affrontare. Badate: non vi spingo a diventare dei duri, ma dei forti…Anche voi un giorno avrete dei bambini ed io spero che voi li amerete e che loro vi ameranno. Anzi, loro vi ameranno se voi li amerete, altrimenti rivolgeranno il loro amore su altre persone, perchè la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare e di essere amati… Francois Truffault
Per approfondire il tema con il grande regista francese, grande amico dei bambini, è davvero consigliabile la lettura del saggio di Stefano Beccastrini Dai ragazzi selvaggi ai piccoli uomini
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La foto è della Biblioteca di Tolosa via Flickr