Se ti è capitato di fare un acquisto, di aver preso una decisione, e subito dopo di avvertire uno strano fastidio, senza capirne il motivo, non preoccuparti, è tutta colpa della dissonanza cognitiva, termine con cui si indica il disagio che spesso insorge dopo aver fatto una scelta.
Hai appena comperato quella borsetta rossa che ti piaceva tanto e ti chiedi se sarebbe stato meglio acquistare quella blu?
Tuo marito ha comperato la macchina nuova e non ti sembra contento?
Tua moglie ha cambiato taglio di capelli ma ti sembra insoddisfatta?
Hai detto che il film ti è piaciuto abbastanza anche se lo hai odiato, magari per confermare il giudizio di un amico?
La teoria della dissonanza cognitiva (Leon Festinger, 1957) studia l’esperienza quotidiana della tensione ad essere coerenti con se stessi nel proprio modo di pensare ed agire.
Tutti tendiamo ad attuare comportamenti coerenti, ma in realtà non è così semplice. Un esempio eclatante riguarda i fumatori che, pur conoscendo benissimo i rischi che comporta questo comportamento, non smettono di fumare. Generalmente l’individuo incoerente ricorre alla razionalizzazione per darsi una giustificazione e diminuire il disagio. Nel nostro esempio il fumatore potrà dire che l’ambiente è talmente inquinato che fumare non fa la differenza, oppure che conosce persone che non hanno mai fumato eppure si sono ammalate, eccetera. Questa razionalizzazione non è utile per interrompere il comportamento dannoso, ma lo è per diminuire il senso di disagio provocato dall’incoerenza tra pensiero (sapere che si tratta di un comportamento nocivo) e l’azione (continuare a fumare).
Quando non si riesce a trovare il modo di bilanciare l’incoerenza per raggiungere la coerenza, la prima continua ad esistere provocando un senso di disagio. La dissonanza si sperimenta in concomitanza con una decisione, quando la persona si sente responsabile della scelta che ha fatto e delle conseguenze che ne derivano.
La grandezza della dissonanza è in funzione dell’importanza dell’oggetto su cui si è presa la decisione (nel caso della scelta tra la borsetta rossa e quella blu si può pensare ad un piccolo disagio, a meno che non si tratti di una borsa molto costosa) e del potere di attrazione dell’alternativa rifiutata.
A dissonanza attivata, si cerca il modo per eliminarla e, per farlo, abbiamo alcune possibilità:
- cambiare comportamento
- cambiare ambiente
- cambiare pensiero
In questo modo dopo aver comperato una utilitaria possiamo pensare che un fuoristrada sarebbe molto più scomodo da parcheggiare e inutile da utilizzare in città.
Sono le contraddizioni in cui ci imbattiamo ogni giorno, del predicare bene e del razzolare male.
Cogliere questi processi mentali su di sé non è per nulla facile perché bisogna non soprassedere sulle scorciatoie che imbocchiamo per fare qualcosa che ci piace ma che non approviamo razionalmente, per inseguire il nostro interesse o per giustificare comportamenti scorretti verso il prossimo. Aggiustiamo la realtà a nostro favore, insomma cambiamo le carte in tavola per passarla liscia.
La dissonanza è il segno evidente della resistenza a contraddire i propri principi o i buoni propositi che ci eravamo ripromessi di attuare. In questi casi, entriamo quasi in un loop che ci trattiene sul nostro “fattaccio”.
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La foto è di Powerhouse Museum via Flickr