I nomi delle stelle hanno molto da raccontarci. Bellatrix, è un nome che forse ti dirà qualcosa. Si, così si chiama la perfida maga cattiva della saga di Harry Potter (il personaggio interpretato da Helena Bonham Carter, per intenderci). Bellatrix, “guerriera”, è però anche il nome di una stella della costellazione di Orione. Se ne sta lì in buona compagnia, con Betelgeuse (ti ricordi il film di Tim Burton?), un altro personaggio un tantino oscuro dell’epica fantastica per ragazzi. Le stelle hanno nomi magnifici, molti dei quali derivano dall’arabo (non per niente zenit e nadir li hanno scoperti loro che sono anche stati tra i primi ad osservare le stelle). Molti nomi invece hanno origine latina o greca, alcuni persiana, uno ha origine turca e due sono dedicati a vittime dell’esplosione dell’Apollo 1 (i nomi dei due astronauti, Roger e Ivan, sono però modificati tramite l’inversione di alcune lettere).
Nelle Iadi (le piovose), gruppo di stelle appartenenti alla costellazione del Toro, spiccano Ambrosia e Eudora (bel dono). Nell’Orsa maggiore scopriamo Tania (“secondo salto della gazzell”a), nell’Orsa minore Yildun (stella in turco), in Orione Tabit (“stella fissa” in arabo). Il significato di Antares, della costellazione dello Scorpione, è “simile a Marte” mentre quello di Aldebaran è “colei che insegue”.
Alcuni nomi indicano parti del corpo di uomini o animali o elementi della natura, altri hanno origine mitologica (Castore e Polluce della costellazione dei Gemelli), altri ancora indicano una caratteristica della stella, la luminosità (Al Na’ir nella Gru, Meissa in Orione, Alnair nel Centauro, Alphecca nella Corona Boreale), la solitudine (Alfard nell’Idra), l’oblio (Alcor 80 “la trascurata” nell’Orsa maggiore), la supremazia (Praecipua nel Leone minore) oppure la funzione (Porrima nella costellazione della Vergine era la dea che durante il parto volgeva in avanti la testa del nascituro).
Di stelle ce ne sono tante e non tutte hanno nomi così affascinanti. Le stelle più brillanti tuttavia, quelle che puoi vedere ad occhio nudo, sono le stesse che anche gli antichi osservavano, un po’ come i pastori erranti dell’Asia e come anche noi, che lontano dalla città, mettiamo il naso per aria.
Le costellazioni ci raccontano storie sul nostro passato e ci permettono di astrarci dalla contingenza terrestre 🙂 Ammirandole immaginiamo infinite favole e racconti di cammelli nel deserto, di lepri, di fiumi e gazzelle. Di donne inseguitrici e di stelle trascurate. Infinito è l’universo. Pensare che ci sia qualcuno, chissà dove, che guarda in cielo verso di noi, non è per niente una brutta sensazione 🙂
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Articolo di Elena Bottari
La foto è di Smithsonian Institution via Flikr