Iscrivere la prole a scuola dovrebbe essere una bazzecola nell’era della semplificazione ma insomma, non è così perché la vecchia burocrazia si somma alla nuova e servono comunque quintali di carta e un numero di carte di identità, codici fiscali, dichiarazioni, ricevute da far invidia alle procedure vogoniane del celebre romanzo Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Avere figli è la tredicesima fatica di Ercole. Richiede tutte le doti necessarie nelle prove precedenti più la pazienza di Giobbe.
La prima fase dell’iscrizione sembra facile. Si tratta di fare una semplice preiscrizione on-line che illude il genitore che i cancelli delle superiori (i puristi direbbero alla secondaria di secondo grado) stiano per aprirsi tra cori di cherubini e satiri danzanti dopo tre anni, non sempre burocraticamente felici, di medie (secondaria di primo grado).
Un brutto giorno scopriamo che la preiscrizione va perfezionata e che non c’è tutto questo tempo per portare a termine l’impresa. Per tentare la sorte bisogna prima aver dato l’esame di terza media. Chi passa subito è avvantaggiato. Potrebbe avere fino al 10 luglio per rimediare i documenti e rispondere a tutti gli indovinelli. Chi passa alla fine di giugno, insomma, non veleggia troppo rilassato.
Il giorno dell’esame conviene subito precipitarsi a compilare il questionario on line e la domanda vera e propria con un sacco di dati sui componenti della famiglia, genitori, fratelli e questo e quello. Sarà poi felice di stampare codice fiscale e carta di identità di entrambi i genitori e della prole prima di tentare l’impresa più ardua: pagare con due modalità diverse l’offerta liberale per la didattica e l’assicurazione, una su PagoPa, una su Pagoinrete. Nel frattempo, magari, la tua carta di identità è scaduta e devi rinnovarla in tempo, sempre che l’anagrafe ti trovi un appuntamento, se no l’altro genitore se ne deve occupare, anche a costo di doversi costruire un’identità digitale da zero. E sono dolori! Tanto tanto tempo devoluto alla burocrazia e alla semplificazione della sua ipertrofica esistenza.
Le ricevute andranno impilate sui documenti e sulle domande a cui andranno allegate tre fototessere, la pagella dell’ultimo anno, il certificato d’esame e eventuali certificazioni Dsa.
L’autodichiarazione è pura utopia e su tutto vige il principio assicurativo di scaricare i barili sui clienti, utenti che sono sempre “aventi dovere” della prova. La pubblica amministrazione funziona come le assicurazioni, tra certificazioni e documenti in carta bollata.
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