Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Bellezza, amica e nemica

Elena Bottari Gennaio 10, 2013

Prepararsi per uscire: piacere è obbligatorio

Sono le sette di mattina, il sole ancora dorme e tu sei già sveglia. Il bagno è la prima tappa. Mentre ti sciacqui il viso, lo sguardo va allo specchio. Spettinata, struccata, stropicciata ti metti al lavoro di restauro. Una doccia con bagnoschiuma profumato, uno shampoo e, forse, anche un balsamo. Qualche colpo di rasoio qua e là. Segue un avvolgente e morbido asciugamano, poi una crema per il corpo e il phon. Se sei tra le più agguerrite ogni mattina fai anche tappa sulla bilancia, oppure preferisci evitare questa tortura psicologica e pratichi questo rito solo una volta la settimana.

It’s glamour baby

Secondo sguardo allo specchio. Certo che quel pallore non è un bel biglietto da visita; l’abbronzatura ti ha abbandonata da mesi ormai e devi scegliere se presentarti cerea oppure rosea. Di solito si opta per la seconda soluzione. Un po’ di crema base e giù di cipria, oppure di fondotinta. Manca ancora il fard, per non essere troppo omogenee. Le gote rosse, del resto, sono da sempre simbolo di femminilità. La donna per bene, in passato, arrossiva spesso e le donne in salute erano sempre rappresentate con le gote colorate. Un ombretto per cancellare le occhiaie, un po’ di rossetto e via; la tua maschera quotidiana è pronta per mostrarsi assieme a te. Ancora uno spruzzo di profumo e dei pronta ad affrontare la giornata, in ufficio, in fabbrica, a casa di qualcun altro o a casa tua.

Bellezza: generi allo specchio

Loro, i maschi, fanno prima. Una doccia, sapone o bagno schiuma è uguale e ci si lavano anche i capelli, un asciugamano, un rasoio, un dopobarba e via. La lotta è impari; loro non hanno bisogno di tanti orpelli, tu sì. Sarebbe così facile, e lo è stato per molte di noi per molto tempo, se i paragoni finissero qui. Le donne hanno maggiore cura del loro aspetto, gli uomini un po’ meno, ma si stanno adeguando e anche loro iniziano a coccolarsi un po’. Noi abbiamo preso da loro l’amore per il lavoro e la carriera, loro hanno preso da noi l’amore per la cura e la vanità.
Non c’è gara tra sessi, ma la voglia di piacersi e piacere.

Ma il nemico è in agguato. Siamo troppo diversi dalle immagini patinate dei giornali e della televisione.  E’ sempre più difficile distinguere una donna catodica di trent’anni da una di sessanta. Entrambe hanno le tette di una quindicenne, entrambe sono prive di cellulite, nessuna ha le occhiaie, le rughe sono un insulto, le labbra rigonfie, le gote da criceto. E sono magre, magrissime se possibile.

Ma neppure gli uomini scherzano; nessuno vuole essere pelato, né vuole avere peli sul corpo e nemmeno le rughe o le occhiaie. E le mani, sono molto importanti le mani. Non è sufficiente che siano pulite, devono essere curate. Le unghie devono essere lucide e perfettamente limate. E poi la tartaruga. Quella ci vuole a tutti i costi.
Non ci riconosciamo più nella nostra età e non ci andiamo più bene così come siamo. Nessun capello bianco, nessuna ruga e nessuna espressività. E’ volgare.

Anche l’abbigliamento deve essere di tendenza; quest’anno va così, il prossimo chissà, ma sarà certamente audace. All’inizio era la spallina del reggiseno in vista, poi i laterali del perizoma, magari il prossimo anno sarà una Tac del proprio corpo stampata sull’abito. Più di così però non esiste nulla; ci toccherà rivestirci prima o poi.
Ci sarà un giorno in cui i bambini non distingueranno la mamma dalla nonna e il nonno dal fratello maggiore. I sorrisi saranno sempre più preziosi perché le labbra sempre più rigonfie non riusciranno a stendersi. Poche parole perché articolare sarà difficilissimo al terzo o quarto lifting.
E noi saremo ancora lì davanti ai televisori a criticare quelli che, per farsi guardare, si sono ridotti così. Saremo sui nostri divani, coperti con le nostre coperte, sorseggiando una tazza di tè, avvolti dalla nostra vecchia vestaglia.
E la mattina, sotto la doccia, guarderemo il nostro seno cadente e la nostra cellulite. Poi aiuteremo il nostro uomo a lavarsi la schiena. Magari la tartaruga l’avremo nell’acquario, anche se quelle di terra sono molto più belle  : )
La vita avrà lasciato senza dubbio i suoi segni di noi, ferite e cicatrici difficili da cancellare. Ma sono i segni di una vita, non di un chirurgo plastico.

Articolo di Flavia Cavalero

La fotografia è di George Eastman House via Flikr

 

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