Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

0

Non andare via che mi viene l’ansia da separazione

Flavia Cavalero Dicembre 3, 2014

Molte mamme hanno vissuto l’esperienza di un figlio che protesta al momento della separazione, hanno quindi sperimentato l’ansia da separazione dei figli. Magari è accaduto portandolo alla scuola materna, oppure dopo, alla scuola primaria, o forse una sera al momento di affidarlo ad una baby sitter.

Cosa succede? Perché piange in quel modo che appare inconsolabile?

Se il bambino sta bene, se nulla è accaduto, se la cosa è inaspettata e imprevedibile, molto probabilmente si tratta di ansia da separazione, cioè il bambino che viene separato dalla figura di accudimento prova ansia e non sa gestirla, si agita e protesta. La teoria ci spiega che questo fenomeno compare fin da piccolissimi e la pratica ci dimostra come possa manifestarsi con dei “colpi di coda” anche quando il bambino è già cresciuto.

Facciamo un po’ di ordine.

Nei piccoli, dagli otto mesi fino all’anno e mezzo circa, le proteste al momento della separazione stanno ad indicare alcuni passi avanti nella crescita:

  • l’avvenuto attaccamento ad una figura di riferimento
  • la differenziazione tra se stesso e il resto del mondo
  • la scoperta dell’impermanenza delle persone e degli oggetti

Reagisce al distacco perché non sa se la persona tornerà poiché il concetto di tempo per lui è ancora sconosciuto, sente il distacco, lo patisce e protesta. La sua reazione non sarà inconsolabile, con un po’ di coccole presto si acquieterà e, al ritorno, lo troveremo tranquillo e sereno, ben felice di rivederci.

Tanto più il distacco sarà abituale, tanto prima il piccolo capirà che, chi se ne va, poi torna. L’ansia andrà scemando e le proteste al momento della separazione diminuiranno. Questa è, ad esempio, esperienza comune a molte mamme che lavorano e che portano i loro pargoletti al nido.

Quando il fanciullo è più grande, queste manifestazioni non dovrebbero più presentarsi ma, in pratica, molto dipende dallo stile di vita del bambino; ad esempio se non ha frequentato l’asilo nido ed è stato per tre o più anni sempre a casa con qualcuno che se ne occupava, è probabile che frequentando la scuola materna possa avere uno spaesamento che gli provoca uno stato di crisi. Non di raro succede che il bambino accetta di buon grado il “grande passo” di frequentare la scuola materna e, magari dopo le vacanze di Natale, esplode la protesta. Questo accade perché lui scambia le vacanze con un ritorno alla sua normalità, archivia la piacevolezza dello stare con altri bambini e la soppianta con la piacevolezza di stare a casa sua, con le sue abitudini, comodità e circondato dalle persone che più ama al mondo. In questi casi si tratta di normali tentativi del bambino per cercare di ripristinare lo stato che più gli aggrada, nulla di preoccupante, sono situazioni che possono essere affrontate con un po’ di dolcezza e rassicurazione.

Quando è il caso di intervenire?

La teoria definisce uno spartiacque tra le manifestazioni definite come “ansia da separazione” e i sintomi del “Disturbo da Ansia da Separazione”. Nel primo caso si tratta delle manifestazioni di cui abbiamo parlato, nel secondo si  tratta invece di un vero e proprio disturbo che causa disagi di tipo sociale e/o scolastico nell’arco di tempo di almeno un mese.

I bambini che soffrono di un disturbo di questo tipo, manifestano anche sintomi quali difficoltà ad addormentarsi da soli, paura che ai genitori possa accadere qualcosa in loro assenza, paura di essere abbandonati, si possono verificare somatizzazioni che generano nausea e dolori vari (spesso alla pancia).

A volte questo disturbo assume dimensioni molto invadenti nella vita familiare, ad esempio alcuni bambini rifiutano di stare soli in una stanza mentre il genitore è in un’altra: si aggrappano letteralmente alle gambe pur di non stare da soli. In questi casi la dimensione del disturbo è molto grande ed è necessario intervenire con l’aiuto di un professionista.

Cosa fare

Nei casi di Disturbo da Ansia da Separazione l’aiuto di uno psicologo è fortemente consigliato sia per aiutare i genitori ad sostenere la situazione, sia per aiutare il bambino a superare questo forte disagio che, se non viene affrontato in modo adeguato, potrà accompagnarlo per tutta la vita probabilmente cambiando la sua forma e trasformandosi in altri disturbi (ansia generalizzata, attacchi di panico, eccetera).

Alcuni consigli:

  • Evitare di andare via di nascosto.
  • Avvisare il bambino prima di separarsi da lui in modo che lui possa immaginarsi senza la figura di riferimento.
  • Rassicurarlo sul proprio ritorno.
  • Evitare di prenderlo in giro e di sottovalutare il suo stato d’animo.
  • Trovare un oggetto transizionale (pupazzo, bambola, giocattolo) che il bambino possa utilizzare per consolarsi. In modo del tutto simbolico questo oggetto sostituisce il  legame figura di accudimento – bambino e  può consolarlo in caso di assenza.
  • Nei casi in cui il disturbo rende impossibile al bambino lo stare da solo in una stanza, è necessario abituarlo a piccoli spostamenti avvisandolo sia quando si lascia la stanza sia quando se ne fa ritorno

La foto del pulcino è di Nationaal Archief

Lascia un Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Login to your account

Can't remember your Password ?

Register for this site!