Lo unschooling è l’insegnamento domestico alternativo alla scuola, impartito dai genitori nella relazione quotidiana con i figli. Si tratta di indirizzare e sostenere con fondate argomentazioni e spiegazioni “on demand” la libera ricerca dei bambini, sempre affascinati da mille nuovi argomenti.
Questa filosofia di insegnamento rifugge la scuola basata sull’autorità degli insegnanti e sul dover fare anche cose che non interessano affatto al bambino. Stimola l’autonomia del bambino, fa sì che non sia portato ad essere un esecutore ma un vero e proprio ricercatore, rafforza l’automotivazione e la libera impresa, fin dalla più tenera età. E’ una pratica percolosa, come anche Leo Babauta, vero e proprio pioniere dell’unschooling e padre di una discreta ghenga di bambini, dichiara senza paura.
Bisogna che il genitore abbia molto tempo da passare con i figli e bisogna che sia dotato di grande capacità di ascolto e di individuazione degli strumenti migliori per incoraggiare e incanalare gli interessi dei bambini. Occorre un approccio totalmente positivo nonché fiducioso nelle capacità di scoperta del bambino e, cosa forse più difficile per i genitori sempre attenti ai voti, non bisogna temere il fallimento. Fallire non è proprio contemplato. Gli errori e le cadute fanno parte del metodo scientifico e hanno molto da insegnare, pur non conducendoci alle vette che vorremmo raggiungere con il nostro esperimento.
Nell’unschooling il bambino decide da solo cosa gli serva approfondire e conduce indipendentemente, ma anche sapendo collaborare con altri, il proprio percorso di formazione. Costruire qualcosa, realizzare un progetto, divertirsi creando qualcosa, sono tutte attività di unschooling che possiamo fare con i nostri figli, anche se vanno a scuola.
Il bello di ogni filosofia è che possiamo attingere idee e adattarle al nostro caso, al nostro bisogno. Fornire ad un bambino tutto ciò che gli serve per imparare a gestire da solo i propri progetti e le proprie passioni senza che abbia lacune di lettura, scrittura, matematica, non è facile. Non è facile ispirare senza comandare!
Però ci si può provare 🙂
Il rischio della scuola tradizionale è quello di essere un parcheggio, di far passare il tempo, di dare a tutti qualcosa che forse però non basta alle esigenze di ciascuno. Quando una classe non fa che aspettare il suono della campanella, il rischio che sia un tantino controproducente c’è!
Ecco le ragioni che hanno spinto Penelope Trunk, mamma e asostenitrice dell’unschooling, a intraprendere questo percorso.
Se hai un figlio che a scuola non si concentra ma che, quando fa un lavoretto proprio, non se ne distoglie nemmeno con le cannonate, favorire e supportare questa sua tendenza, incoraggiarlo, lodarlo per la propria intraprendenza, potrebbero essere azioni decisive e assai positive per la sua crescita.
I bambini non imparano solo a scuola, imparano sempre 🙂
Imparano quando ti fanno domande che sembrano esperimenti mentali, imparano quando costruiscono improbabili robot di carta che lanciano fiamme, imparano quando camminano in un bosco raccogliendo semi. Loro sì che credono nella formazione permanente!!
Cosa pensi dell’unschooling? Ne hai esperienza?
Scrivici 🙂
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La foto è di The U.S. National Archives