Psicomamme: genitorialità, consapevolezza e creatività

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Donne e femminismi tra frustrazioni e speranze

Elena Bottari Dicembre 30, 2014

Pare che la parola femminismo attraversi un periodaccio, che tanto varrebbe lasciarla nelle retrovie. Forse perché è un concetto al singolare, mentre esistono tanti femminismi, tanti modi di rivendicare uguaglianza, tante sfumature, che non sono tutte rosa. Certo bisognerebbe essere uniti alla bisogna, quando si tratta di rivendicare giustizia, spazio, libertà, dignità e, se ci riuscissimo, sarebbe meraviglioso.

Non possiamo però far finta che la sorellanza in Italia esista, che ci sia comprensione, che si sospenda il giudizio di fronte alle decisioni delle altre donne, di fronte ai loro modi di vivere, di fronte alla manifestazione del proprio sé. Sembrano esserci tanti fronti tra le donne e anche tra le donne che si definiscono femministe.
Fratture generazionali, fratture sociali, invidie, ripicche per giustificare le quali tiriamo in ballo ricerche, saggi, libri sacri. Cerchiamo prove per avvalorare la giustezza del nostro pensiero, del nostro modello. Le donne che lavorano, le donne che stanno con i figli, le donne che non vogliono avere figli, quelle che dicono che senza si è incomplete, quelle per il biberon, quelle per l’allattamento materno, quelle per i vaccini, quelle contro, quelle che bisogna che le donne comandino, quelle che ne fanno volentieri  a meno. Il personale è ancora politico?

I successi delle donne “che ce l’hanno fatta” non sono abbastanza valorizzati, questo è certo, però è anche vero che la vita normale delle donne qualunque non è costellata da coppe e premi. Le donne di successo sono più donne delle altre? E’ perché le altre non lo vogliono abbastanza, è perché non hanno giocato con i videogiochi come gli amichetti maschi? Basta studiare informatica per segnare una strada diversa? Votare al femminile è sempre una conquista, un passo avanti per tutte le donne? Chi crede davvero in questa frase?

E’ davvero il genere il discrimine, il luogo dell’appartenenza, la squadra per cui gareggiare nella campestre della vita? Io credo di no. Non è così semplice. Siamo tante galassie allo stesso tempo. Siamo più o meno donne, più o meno uomini, siamo esseri complicati (maschi e femmine, lasciamo perdere il pregiudizio dell’uomo semplice, dell’uomo “macchina”). Surfare su questi confini, senza pretendere di sapere come aggiustare le vite degli altri con una ricetta sola, tenere insieme tanti pezzi di questo puzzle infinito, senza ridurre tutto al colore dei giochi che usano i nostri figli, forse ci aiuterebbe a superare il singolare del femminismo. Vadano le bambine ai castelli delle principesse ma ci giochino anche i bambini e poi tutti insieme a costruire un’astronave. E’ un gioco, il loro gioco. Ma deve essere libero, se no non vale!

L’illustrazione dei bambini è di Al Q via Flickr

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