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Fibre tessili: impatto ambientale e tossicità

Elena Bottari Novembre 17, 2022

Non tutto è oro quel che luccica e molti capi d’abbigliamento che “si presentano” bene nascondono ombre che sarebbe meglio conoscere per comprare consapevolmente ma anche per proteggere la nostra salute. La vecchia regola delle nonne, quella di scegliere tessuti e vestiti più con il tatto che con la vista, è sempre attuale! Ma c’è un’incognita che può essere ovviata solo predilegendo prodotti certificati e capi con etichette parlanti, quella della tossicità dei colori.

Le fibre tessili si dividono tra naturali e artificiali (chimiche):

  • Non tutte le fibre artificiali sono plastiche, possono anche derivare dalla lavorazione chimica della cellulosa come il ryon, il modal e l’acetato. Ryon e acetato sono frutto della lavorazione di cellulosa generica mentre il modal è prodotto con la cellulosa di faggio.
  • Il nylon o poliammide, il poliestere e l’acrilico derivano dal petrolio.
  • Le fibre naturali (canapa, lino, lana, cotone, bamboo, cocco, ortica) sono preferibili perché lasciano respirare la pelle. Se lavate o smaltite non rilasciano microplastiche e non hanno sulla coscienza l’uso di sostanze chimiche inquinanti.
  • L’effetto elasticizzato di calzini, jeans, maglie di cotone può essere dato solo da fibre artificiali sintetiche.
  • Le fibre naturali presentano una sezione rotonda e irregolarità, sono infatti discontinue mentre le fibre sintetiche hanno una sezione geometrica perfetta e sono uguali per chilometri e chilometri di filo.
  • Non tutte le fibre naturali sono buone e non tutte le fibre artificiali sono cattive, dipende da come sono prodotte.
  • Esistono poliesteri di buona qualità e poliesteri di pessima qualità e la differenza si vede nel prezzo ma tutti rilasciano microplastiche nell’acqua, così come fa anche l’acrilico.
  • Puoi evitare di inquinare i mari usando preferibilmente fibre naturali e inserendo i vestiti da lavare in una sacca per lavatrice anti micro-plastiche

Vestito da sposa tessuto e fatto a mano

Un tessuto di bamboo prodotto da coltivazioni non certificate e non sostenibili dall’altra parte del mondo non è per forza più etico di un ryon prodotto in stabilimenti che abbiano implementato sistemi di riduzione dell’inquinamento e usino fonti energetiche rinnovabili. Calze di cotone e poliestere riciclati o giacche fatte con le reti da pesca abbandonate negli oceani possono essere più sostenibili di vestiti creati con materiali nuovi che incorporano il consumo di acqua e foraggio, il taglio di alberi, l’uso di carburanti ed energia. Non è facile districarsi nella scelta perché l’industria tessile è lo specchio delle contraddizioni della nostra società, dei nostri sistemi di produzione e delle nostre abitudini di consumo. Il più sostenibile degli acquisti è quello di un capo vintage o semplicemente di seconda mano.

Perché l’impronta ecologica di una fibra sia bassa, la sua produzione deve richiedere una quantità ragionevole di acqua, non inquinare ecosistemi e richiedere un dispendio energetico limitato. L’abbigliamento sostenibile dovrebbe anche essere di filiera corta, ovvero essere prodotta, lavorata e confezionata in luoghi più vicini possibile a noi. Perché un tessuto non nuoccia alla nostra salute, è fondamentale che sia tinto con colori testati come non nocivi e non con inchiostri tossici.

Tutto ciò che compone un capo di abbigliamento deve essere sicuro, a prova di nikel, di formaldeide e di colori dispersi. Le zip, i bottoni, gli inserti in eco-pelle o pelle, le applicazioni possono contribuire all’insorgenza di dermatiti da contatto o di vere allergie.

Jeans, magliette e abbigliamento intimo femminile sono gli elementi del guardaroba più a rischio!

I colori Disperse Blue 106, Disperse Blue 124 e disperso giallo sono tra le più comuni cause di dermatite da contatto. Aldilà dei colori, anche le sostanze chimiche residue del ciclo produttivo possono provocare irritazioni, orticarie o reazioni allergiche. Tutti i cosidetti colori dispersi sono da evitare come la peste! I colori che tingono per dispersione sono liposolubili, simili alle sostanze grasse e vengono assorbiti dalla cute aumentando la probabilità di sensibilizzazione. Alcuni di essi sono stati classificati come allergeni ma continuano ad essere venduti. Alcuni di essi possono contenere metalli pesanti come cadmio, piombo, mercurio, cromo e nikel, tossici per l’organismo umano.

In Italia, dal 3 al 10% delle dermatiti allergiche da contatto sono dovute proprio alle sostanze allergizzanti presenti nei capi d’abbigliamento. 700 mila persone hanno sviluppato un’allergia a una qualche sostanza presente in un indumento indossato.

  • Come non intossicarsi con i vestiti?
  • Lavare sempre i capi di abbigliamento nuovi prima di indossarli
  • Preferire i colori chiari
  • Evitare blu, neri, gialli, marroni e viola
  • Evitare biancheria intima troppo colorata, evitare anche il nero
  • Comprare capi di abbigliamento certificati e con etichette parlanti
  • Non comprare capi di abbigliamento a prezzi stracciati

Tessuto di filo d'ortica

Le forme delle fibre

Di seguito, la traduzione di parte di un interessante articolo giapponese sulla differenza della sezione delle fibre naturali e artificiali. Le fibre naturali provengono da piante (cotone, canapa, lino) e animali (seta, lana e pelliccia). Queste fibre hanno:

  • forma non uniforme, discontinua
  • debole resistenza contro acidi e alcali ma forte resistenza contro agenti chimici organici (acetone e metacresolo)

Le fibre sintetiche, che provengono da materiali plastici (nylon, poliestere e acrilico) e fibre riciclate da fibre naturali tramite processi chimici (ryon) hanno:

  • in molti casi, una forma uniforme
  • forte resistenza contro acidi e alcali (fibre sintetiche) e contro agenti chimici (fibre riciclate, eccetto per l’acetato)

Aggiungendo acido solforico ad una concentrazione del 70% ad un tessuto fatto di poliestere e di cotone, il cotone si dissolve mentre il poliestere no. Perciò, misurare la fibre rimanenti permette di svelare la quantità di poliestere e di cotone presente. In altre parole, possiamo analizzare un tessuto fatto da diverse fibre aggiungendo acido solforico e altri elementi.

Le fibre sintetiche con una superficie regolare appaiono più luminose delle fibre naturali con una superficie irregolare, con l’eccezione della seta che ha una superficie regolare. Le diverse forme date alla sezione del filo sintetico hanno un preciso significato. Per esempio, la sezione trilobata contribuisce ad attribuire resistenza e proprietà statiche, fornendo maggiore luminosità. La sezione trilobata del filamento aiuta anche a ridurre i difetti di fabbricazione. Forme piatte rifletteranno la luce più di quanto non facciano le forme a sezione rotonda.

La forma della fibra sintetica è data dallo strumento deputato al processo di estrusione del filo mentre le fibre naturali devono la propria forma ad una varietà di fattori come la forma della cellulosa nella pianta e, nel caso della seta, alla forma dell’orifizio del baco che secerne le fibre di seta. Le fibre sintetiche con una superficie regolare appaiono più luminose delle fibre naturali con una superficie irregolare, con l’eccezione della seta che ha una superficie regolare.

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