Maldicenze e insinuazioni sono sempre esistite e con loro il desiderio un po’ meschino di conoscere i segreti delle persone. Oggi però viviamo in una vera e propria civiltà del pettegolezzo. In televisione e in rete il “gossip” tiene banco e assurge alla dignità di notizia, svilendo il senso della buona informazione, approfondita e puntuale. La vita privata è fonte di “storie” da prima pagina e i nuovi paparazzi hanno eroso spazi al fotogiornalismo.
Il peso dei divi, il look dei divi, la vita privata dei divi, le case dei divi e anche le persone qualunque che usano le impreviste luci della ribalta per conquistare l’attenzione, per diventare personaggi, valgono oro in termini di click e di copie vendute. La differenza tra stampa scandalistica e stampa tout-court sembra essere sparita ed è diffusa l’abitudine di credere a notizie false, non vagliate, redatte come si fa con il gossip.
Cosa vogliamo sapere dei “famosi”?
I loro difetti, le loro eventuali beghe familiari, i litigi, le figuracce, gli errori. Ci piace vedere i “famosi” nella polvere e siamo poi così disposti ad ammirarli risorgere ma sempre con la “condizionale”, come se la loro vita in fondo dipendesse dalla nostra approvazione. Quando i vip sono all’apice del successo li ammiriamo ma già speriamo che si inciampino presto, per guardarli dall’alto. Se il gossip fosse un gioco innocuo nessuno si farebbe male e, invece, la predilezione per lo scandalo e per il dettaglio pruriginoso ha un doppio effetto negativo: può rovinare le vite delle persone prese di mira e abitua i lettori a vivere in un mondo parallelo in cui la realtà dei fatti è una scocciatura.
Leggendo le pagine “serie” dei giornali ci sentiamo giudici onnipotenti. Ci piace seguire le interpretazioni più superficiali e rifuggiamo dagli approfondimenti basati sui fatti. Il commento, l’editoriale, il virgolettato sopra le righe del personaggio di turno, buttato lì come esca, diventano più importanti di ciò che accade realmente e di come accade.
Abituati ad origliare invece che ad ascoltare, leggiamo notizie gravi e importanti sovrappensiero, fino a che qualcosa di più aggressivo o sensazionale non risveglia la nostra attenzione.
Che scopi ha il pettegolezzo?
- potere
- manipolazione
- umiliazione
- vendetta
- delegittimazione
Non ce ne viene in mente nemmeno un positivo. Nella vita normale come nei mass media il pettegolezzo centra la curiosità su elementi secondari che oscurano tutto il resto.
Il pettegolezzo quotidiano delle persone qualunque non è meno deleterio. Si lanciano frasi sibilline e insinuanti che dopo poco tempo si diffondono sostituendo l’immagine concreta della persona-bersaglio, che pure conosciamo, magari da anni. Carpire segreti, credere di averli carpiti e diffonderli è un’abitudine che però, presto o tardi, potrebbe ritorcersi contro di noi lasciandoci soli o ripagati della stessa moneta. L’unica mossa vincente è interrompere la catena e sottrarsi al pettegolezzo.
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La foto di Helen Twelvetrees è di State Library of New South Wales