C’ è un omino serio che solca la strada come Flint i sette mari. Giacca e cravatta, sembra un po’ il signor Rossi ma forse ha qualcosa anche di Clouseau. Si muove in solitaria, a piedi, in un limbo stradale che incrocia “piccole città pettegole e piene di pregiudizi”, viene colto di sorpresa dai dissuasori, assiste a rapimenti di innocui alieni e osserva tutto, un po’ umarel, un po’ pellegrino che ogni tanto perde la strada o si illude di poterla scegliere.
Leggere “L’uomo della strada” di Roberto Totaro, edizione Comix, è come camminare in mezzo ai luoghi comuni e ai loro antidoti a loro volta calcificati al punto da sembrare pregiudizi. Tra massa e distinzione ci si aggira in uno spazio popolato da zombie e da pecore impegnate a testare treni superveloci o a prendere la mira in battute di caccia. Esseri mitici, donne pubblicitarie e donne della strada, di carta e in carne e ossa, si alternano a sprechi di denaro pubblico, prati e balle di fieno maniacalmente ordinate. L’opera dell’uomo e gli elementi della natura paiono ugualmente strampalati e non c’è un senso a parte l’andare avanti dell’omino che ogni tanto si rilassa e rischia grosso.
Roberto Totaro colora tutto di un sano, etereo, puro pessimismo. Senza la minima traccia dell’odiato e modaiolo sarcasmo, si ride di battute vecchissime e infelici scorciatoie lungo strade che, in tempi di crisi, diventano coperte.
Leggi anche
- Perché siamo parenti delle galline?
- Peter Pan
- Le filastrocche della Melevisione
- Le vacanze del piccolo Nicolas
- Cappuccetto Rosso
- Pollicino
- Giovannino Perdigiorno
- Duelli, castelli e gemelli
- Il bambino sottovuoto
- Marvin mai contento
- Lafcadio il grande