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Come fare un buon riassunto

Elena Bottari Aprile 20, 2018

Che cos’è un riassunto se non una versione ristretta di una narrazione, di un film, di un avventimento, di un racconto o di un romanzo? Si tratta di spremere una storia e tirarne fuori il succo, conservando tutti gli elementi essenziali, accennando ai tempi e ai luoghi e cercando di essere minimalisti. Tra la forma estesa e la forma sintetica c’è la stessa differenza che troviamo tra un quadro dal vero e un disegno stilizzato. Il soggetto ritratto si riconosce perfettamente, anzi le sue linee essenziali ci appaiono in modo lampante, più lampante di quanto non ci sembrino guardando l’originale.

Sintetizzare significa quindi semplificare facendo emergere la struttura profonda di un testo complesso. Un riassunto può essere più o meno sintetico. Come nei processi di compressione delle immagini, l’ideale è ridurre il peso della narrazione quel tanto che si può senza perdere dati importanti.

Prima di iniziare

Leggi sempre bene la consegna del riassunto. Cosa è richiesto dall’esercizio di sintesi? Il semplice riassunto di una trama o anche aspetti psicologici e ambientali, la contestualizzazione storica e l’eventuale ruolo dell’autore nel testo? La lunghezza del riassunto è indicata nella consegna? Devi contare le parole o viene richiesto il miglior riassunto possibile con minor spreco di parole? Prima di metterti al lavoro, cerca di capire bene le richieste specifiche che ti vengono fatte.

Decalogo del buon riassunto

Un riassunto è scritto in stile indiretto, alla terza persona e senza dialoghi. Una buona sintesi non è un semplice elenco di eventi, le frasi sono collegate da connettivi per dare spessore logico al racconto e per restituire le caratteristiche del romanzo originale.  Colpi di scena, aspetti emotivi, elementi sociali, dati storici devono comparire, anche solo accennati, nel riassunto.

  1. leggere più volte il testo d’origine
  2. sottolineare e glossare il testo come indicato nel nostro articolo su come fare l’analisi di un testo
  3. avere ben chiara la storia in testa
  4. raccontarsela mentalmente
  5. creare check list basate sulle sottolineature e sulle glosse fatte: avvenimenti salienti, elenco dei personaggi, dinamiche emotive
  6. condensare tutto in poche frasi
  7. caricare il più possibile le frasi di senso e di pertinenza con la fonte
  8. usare la check-list per controllare di non aver dimenticato nulla di importante
  9. contare le parole (solo se il riassunto deve avere una lunghezza precisa)
  10. rileggere e correggere

Ricordati di usare il minor numero possibile di parole e le frasi più adatte ad aggregare la trama senza perdere significato e senso della narrazione. Un riassunto deve essere piacevole da leggere! Mettiti nei panni di un lettore che voglia farsi un’idea del romanzo che riassumi.

Gli anglosassoni sono grandi maestri del riassunto, noi italiani tendiamo a sproloquiare sempre, anche quando dovremmo tagliare sui dettagli o sui rami minori della trama. Chiedi chiaramente ai docenti se apprezzeranno un vero brevissimo riassunto o se vogliono una riduzione “guarnita” che non riduca tutto all’osso. Ogni docente ha un’idea personale di come un compito dovrebbe essere per cogliere nel segno, meglio cercare di capirlo prima di iniziare a scrivere!

Lo stile sintetico

Che aspetto ha un buon riassunto? Ecco alcune caratteristiche tipiche della sintesi di un testo:

  • sostantivi e verbi più che aggettivi ed avverbi
  • stile stringato
  • robusta struttura logico-sequenziale
  • no ripetizioni
  • no perifrasi
  • no lunghe descrizioni

Congiunzioni, avverbi, locuzioni avverbiali da utilizzare per collegare pezzi di testo:

  • così
  • allora
  • successivamente
  • cioè
  • inoltre
  • nel frattempo
  • proprio allora
  • dal momento che
  • oltre a questo
  • tuttavia
  • a seguito di questi avvenimenti
  • infine
  • malgrado ciò
  • sebbene
  • siccome
  • dieci anni dopo
  • come se non bastasse

Ecco, ad esempio, la sintesi del romanzo immaginario L’era dei mostri speranzosi, scritta da Kurt Vonnegut

La vicenda era ambientata in un pianeta popolato da umanoidi che fino all’ultimo insistevano a ignorare i problemi più cruciali della sopravvivenza. Alla fine, quando tutti i boschi erano stati distrutti e i laghi avvelenati dalle piogge acide, e tutte le falde acquifere rese impotabili dagli scarichi industriali e da altri fattori di inquinamento, gli umanoidi scoprivano di esser genitori di bambini muniti di ali, di corna o di pinne, senza occhi o con cento occhi, senza cervello o con un cervello smisurato, e così via. Tali erano gli esperimenti operati dalla natura su creature che, fortuna permettendo, sarebbero potuti essere cittadini planetari migliori degli umanoidi. Quasi tutti morirono, o furono uccisi, o perirono altrimenti, ma alcuni erano invero molto promettenti, si sposarono fra loro e misero al mondo figli dello stesso stampo.

Come secondo esempio, ecco la favola al contrario, scritta da Gianni Rodari. Anche se volto in chiave parodistica, un riassunto mantiene comunque tutte le caratteristiche della storia da cui trae origine.

C’era una volta
un povero lupacchiotto,
che portava alla nonna
la cena in un fagotto.
E in mezzo al bosco
dov’è più fosco
incappò nel terribile
Cappuccetto Rosso,
armato di trombone
come il brigante Gasparone.
Quel che successe poi,
indovinatelo voi.
Qualche volta le favole
succedono all’incontrario
e allora è un disastro:
Biancaneve bastona sulla testa
i nani della foresta,
la Bella Addormentata non si addormenta,
il Principe sposa
una brutta sorellastra,
la matrigna tutta contenta,
e la povera Cenerentola
resta zitella e fa
la guardia alla pentola

Nel seguente testo umoristico, Douglas Adams sintetizza il succo della storia dell’universo fin qui

Al principio fu creato l’Universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. Numerose razze sono convinte che l’universo sia stato creato da una specie di dio.
Gli Jatravartid di Viltvodle VI credono invece che il cosmo sia nato da uno starnuto di un essere chiamato il Grande Ciaparche Verde.  Gli Jatravartid, che vivono nel costante timore del giorno in cui ci sarà l’Avvento del Grande Fazzoletto da Naso Bianco, sono piccole creature azzurre fornite ciascuna di cinquanta braccia, ragion per cui sono stati gli unici, nella storia delle razze intelligenti, ad avere inventato il deodorante per le ascelle prima della ruota.

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