Il bestiario d’Italia di Gabriele Pino
Elena Bottari Novembre 23, 2018Da Cigliano in provincia di Vercelli a Polignano a mare in provincia di Bari, questo il tragitto compiuto e disegnato a matita da Gabriele Pino, alla ricerca delle creature magiche della tradizione italiana. L’autore per nostra fortuna non ha trascurato gli esseri fatati di oggi, quelli che vivono ancora nei paesi spopolati dell’Appennino che è la spina dorsale del Paese. Streghi, chimere, anguane, grifi, sirene, avurie sfilano in questo bel viaggio in Italia assieme alle ricamatrici del Trasimeno, a silvane guardie forestali, a cardatrici e a ceramisti.
Diario fantastico di un viaggio vero, il Bestiario d’Italia racconta quello che c’è e quello che manca ma che ancora aleggia nei paesi silenziosi e quasi disabitati. Racconta il legame con chi non c’è più, racconta di case che sono gli abitanti di un tempo, trasmutati in pietre e coppi su monti e colline, narra di sposalizi degli alberi e di paesi che sono creature fantastiche.
Profumi, sguardi, laghi che sono occhi, venti e momenti speciali, scritti con la maiuscola come la Controra e luoghi più intriganti del binario 9 e tre quarti, come la via Cupa dell’Irpinia, sono la sostanza antichissima e avvincente di cui il libro di Gabriele è fatto.
Anche l’autore ha caratteristiche da spirito magico, sarà forse parente di Ariele o di Puck. Gabriele Pino offre ai lettori un punto di vista profondamente consapevole dell’attimo senza tempo in cui il mito si affaccia alla quotidianità. Sue le illustrazioni, suoi i testi, suo il viaggio e personalissime le suggestioni su luoghi e protagonisti del libro, divisi regione per regione come ha senso che sia in un’opera enciclopedica come questa, destinata ad avere un seguito. Il bestiario d’Italia può essere letto di filato o usato come un manuale da consultare ma anche come una guida per viaggiatori senza fretta, a piedi, in treno o corriera, in bicicletta lungo la lisca dello Stivale.
Ma cos’è davvero questo Bestiario d’Italia? Ce lo dice l’autore molto bene
Il volume è cartaceo, la copertina è tessile, realizzata con una serigrafia artigianale. Alcune illustrazioni sono normali, altre sono da aprire e girare. In ogni pagina abbondano il tempo e gli elementi, il mito e il presente capace di connettersi ad esso. Monti e foreste sono ancora lì come un tempo, abbandonate dagli uomini ma ancora abitate da spiriti che non dovrebbero mai estinguersi. Come Puck esisterà finché ci saranno quercia, frassino e spino, così le creature fantastiche che abitano la nostra memoria collettiva non spariranno finché leggeremo le loro leggende.
Nella seconda pagina del libro c’è una busta che contiene una cartina d’Italia con il percorso seguito da Gabriele e un riquadro dove annotare i propri avvistamenti. C’è anche una lettera al viaggiatore in cui l’autore spiega il senso della propria avventura e si augura che un giorno più carico di vento rispetto agli altri, anche lui inizi a credere alle proprie gambe e si metta in viaggio. Per partire serve avere:
- una bussola che segni sempre il Sud
- un binocolo per vedere l’invisibile
- un taccuino o un quaderno per scrivere o disegnare le emozioni
e il resto bisogna leggerlo nella preziosa lettera ai lettori che è anche lei un classico, come il viaggio in Italia e come il fauno Pan. In un mondo migliore si studia la geografia su libri come questo, andando in gita scolastica in una regione diversa ogni anno.
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- Il Trattamento Ridarelli
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