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La comprensione del testo: false credenze e armi metacognitive

Elena Bottari Aprile 1, 2019

Leggere e scrivere non sono attività elementari. Si inizia a farlo nella scuola primaria ma potrebbero volerci decine di anni a venirne a capo. Perché? Perché non è l’esercizio meccanico a garantire la riuscita in questa impresa spesso ostacolata da false credenze: l’idea che la lettura ad alta voce abbia un valore assolutamente superiore alla lettura silenziosa o il dogma che saltare le frasi sia sempre sbagliato.

Insegnare a capire un testo è almeno difficile quanto diventare pienamente padroni della capacità di lettura ma non bisogna mai arrendersi, nemmeno alle superiori quando la tentazione di attribuire la colpa alle lacune pregresse, rinunciando alla battaglia, è forte. Kurt Vonnegut in un suo pubblico discorso ad una platea di neolaureati del Fredonia College di New York disse tutto ciò che c’è da dire sulla profonda difficoltà di comprendere davvero un testo e di come si impieghi un sacco di tempo ad orientarsi a ragion veduta tra le parole scritte

Mi rendo conto che voi neolaureati avete tutti un certo grado di specializzazione. Ma di fatto avete passato buona parte degli ultimi sedici anni o più a imparare a leggere e scrivere. Gli individui che sanno farlo bene come voi sono un miracolo e, per come la vedo io, ci danno il diritto di sospettare che forse, in fondo, siamo davvero persone civili. Imparare a leggere e scrivere è tremendamente difficile. Ci vuole un’eternità. Quando rimproveriamo i nostri insegnanti per i bassi punteggi dei loro studenti nelle prove di lettura, fingiamo che sia la cosa più facile del mondo, insegnare a qualcuno a leggere e scrivere. Provateci, qualche volta, e scoprirete che è quasi impossibile.

La comprensione del testo è un’attività superiore che va ben aldilà della capacità di riprodurre correttamente con la voce i suoni scritti e individuare il significato delle parole riuscendo a rispondere in modo efficace ad alcune domande sul testo. Il pieno sviluppo di tale abilità ha dei prerequisiti che suonano un po’ come il superamento di tabù che in molti abbiamo:

  • l’idea che un testo possa essere scritto male e contenere incoerenze
  • l’idea che non tutte le parole di un testo abbiano uguale importanza
  • l’idea che strategie diverse soddisfino richieste diverse
  • l’idea che non si debba per forza immagazzinare tutto perfettamente, parola per parola, frase per frase
  • l’idea che grossi pezzi del testo siano ininfluenti per la comprensione generale o per la formulazione di risposte

La comprensione di un testo è fatta anche di attività metacognitive che studentesse e studenti devono imparare a gestire autonomamente, con la consapevolezza dei propri punti di forza, dei propri limiti e anche della libertà di applicare strategie diverse in modo flessibile, in base al tipo di testo proposto e a seconda del compito richiesto. Gli esercizi di comprensione del testo sembrano più esercizi di problem solving, non banali test per capire se gli studenti abbiano letto e capito.

Le conoscenze metacognitive sulla lettura si devono a Brown e Colleghi [1983] che così le hanno classificate:

  • conoscenze del soggetto come lettore, consapevolezza di abilità e mancanze
  • conoscenze sul testo o sensibilità al testo (grammatica, sintassi, generi letterari)
  • conoscenze sul compito, consapevolezza che la comprensione è lo scopo principale ma che possono essercene altri (tratte certe informazioni, divertirsi…)
  • conoscenze sulle strategie, consapevolezza delle modalità di lettura e delle attività propedeutiche alla comprensione (annotazioni, rilettura, riflessione)

Insomma non basta leggere e capire le parole scritte, siamo di fronte ad un lavoro che coinvolge processi cognitivi e metacognitivi, relazione tra memorie (a breve termine, a lungo termine, di lavoro), rappresentazione mentale del testo. Gli studenti devono consolidare e mettere alla prova la capacità di selezionare le informazioni in entrata e di compiere scelte strategiche. Si tratta di un compito così sottile che, durante l’esecuzione, gli studenti devono essere in grado di rendersi conto se le strategie attuate siano soddisfacenti o se non sia meglio cambiare approccio perché anche a scuola, tra il dire e il fare, c’è una certa differenza: tra la predizione di difficoltà dell’esercizio e delle soluzioni migliori da applicare e il momento pratico di elaborazione del testo e di risposta, lo studente potrebbe chiarirsi meglio le idee e cambiare approccio. Se con un taglio analitico ci si accorge che si sta impiegando troppo tempo e non si riuscirà a finire il test per il tempo prestabilito o che non si riesce ad avere un’idea generale coerente del testo, è necessario puntare su un approccio globale. Il risultato di un buon lavoro è l’acquisizione di un’esperienza strategica da interiorizzare, affinare e riutilizzare.

Per capire un testo è necessario quindi saper pianificare, usare memoria a breve termine e memoria di lavoro, controllare che le risposte date siano in linea sia con le domande sia con la rappresentazione mentale che lo studente si è fatto di ogni risposta. Gli studenti, dopo aver risposto, si chiederanno «Quel che ho scritto è quel che avevo pensato di rispondere o manca qualcosa di importante?».

Cattivi e buoni lettori

Avrete sentito parlare di “cattivi lettori”. Chi sono? Questa definizione che suona un po’ male perché divide gli allievi in buoni cattivi, indica persone con rilevanti problemi di comprensione dei testi, dovuta principalmente a difficoltà nei processi inibitori delle informazioni irrilevanti. I cattivi lettori non riescono a trascurare le informazioni inutili allo scopo e possiedono basse competenze linguistiche sul versante sintattico e semantico.

I cattivi lettori non sono tuttavia gli unici ad avere qualche problema nella comprensione del testo. C’è una differenza tra il successo scolastico e la piena padronanza di abilità metacognitive di base. A scuola si privilegia la lettura ad alta voce e non si dà il giusto peso alla lettura silente, attenta o veloce che può andare dalla modalità analitica a quella selettiva o alla scorsa rapida del testo.

Ecco un elenco di cose che i lettori efficaci sanno:

  • leggere serve a comprendere ma anche ad altri scopi (divertirsi, studiare, cercare un’informazione) in situazioni molto diverse (come leggete prima di dormire o pochi minuti prima di un esame?)
  • esistono strategia diverse da scegliere in base alle difficoltà del testo e alle sensazioni che il testo suscita
  • si possono saltare le parti non rilevanti ad uno scopo

L’immagine in anteprima è di British library

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